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Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,012- Folquet de Marselha

Attribuzione: parte I, § 1.2.2; datazione: parte I, § 1.3.1.8.

2. chans: l’emendamento di Raynouard è recepito da Stroński (lo stesso si dica per 18 bels > bel, 34 prof > prop e 36 seinher > seinhor); quanto a dels, integrazione di Stroński non è segnalata né a testo, né in apparato: potrebbe forse essere evitata alla luce di des per dels in Q (FqMars 155,7 [XIV], 24) e in Scf (FqMars 155,17 [XVI], 15).
 
4. m’esbaudis: sui derivati di baut (su cui FEW, XV, pp. 29-33) si veda Cropp 1975, pp. 319-20.
 
8-9. Sulla «comparaison assez insolite» fra la bellezza della donna e quella di generi lirico-musicali si veda Baum 1969, per il quale è indecidibile se lais de Bretaigna designi qui «de chansons bretonnes, de compositions d’origine bretonne, de chansons ou de compositions à la manière bretonne, de mélodies d’origine bretonne ou à la manière bretonne» (p. 39). Volta, in accezione tecnica, è attestato in GrBorn 242,57 (XXXIX), 65-66: «e no·m valran una mora / sonet ni voutas ni lais» e in BnVent 70,30 (XXX), 24-25: «que mos chantars no val gaire / ni mas voutas ni mei so», riccamente annotato da Appel 1915, p. 184: può essere «eine Art von Gesang» (SW, VIII, p. 837, s.v. volta, n° 10) oppure un genere musicale, come risulta dal Thezaur di Peire de Corbian, vv. 257-58: «Per aquest art [scil. muzica] sai ieu tot evezadamens / far sons e lais e voutas e sonar estrumens» (cito da A. Jeanroy-G. Bertoni, Le «Thezaur» de Peire de Corbian, AdM, XXIII [1911], pp. 289-308 e 451-71); inoltre, fuori contesto, cfr. l’afr. volte ‘danse exécutée en tournant’ in Godefroy, VIII, p. 299c. Ma il trinomio chanson/chan/chantars-volta-lai, riferito direttamente al canto degli uccelli, è già in Marcabr 293,34 (XXXIV), 3 (cfr. JfrRud 262,4 [II], 4: «voutas d’auzelhs e lais e critz») e lo si ritrova anche nella cosiddetta ‘vulgata’ di ArnDan 29,8 (XII), 2 (Eusebi legge «e chans e sos e voutas»): rimando alla lunga nota di Perugi 1978, II, pp. 408-13 per un’analisi della tipologia, da integrare con i dati di Baum 1969 (cfr. in part. p. 40); si veda inoltre la sintetica trattazione di Canettieri 1995, p. 190, n. 60 (a proposito del testo di GrCal Ara s’es ma razo vouta [= 243,4 (IX)], al quale sono dedicate le pp. 188-90).
 
11. cobeitos: cfr. FqMars 155,15 (XVIII), 21: «que·l nostre viures don em cobeitos».
 
12. ques: la -s deriva da correzione: il tratto superiore e quello inferiore di una s alta sono vergate infatti con inchiostro più chiaro (lo stesso con cui sono scritte il testo su rasura e le integrazioni marginali: cfr. Pelaez 1921, p. 15). Di analogo avviso Stroński: «dans qes l’s paraît être de 2e main» (p. 95), mentre Pelaez tace sulla questione.
 
15. en-perdos: cfr. FqMars 155,1 (V), 21: «engan mi eis e trac mal en-perdos»; Asperti 1990 osserva che l’espressione «compare nella lirica provenzale utilizzata quasi esclusivamente in funzione di rimante» (p. 366); si veda lo spoglio alle pp. 366-67.
 
16. oc ieu: sull’uso della particella affermativa, già in Marcabr 293,30 (XXX; Riquer 1975, I, p. 180), 78 (si veda inoltre l’uso interiettivo in Marcabr 293,31 [XXXI], 8, 17, ecc. e 293,34 [XXXIV], 10 e in Cercam 112,1b [IV], 19), cfr. la nota di Stroński 1906, pp. 54-55; a mero titolo di esempio, registro un uso analogo a quello di Folchetto in BnVent 70,18 (XVIII), 25-28: «gardatz: s’ela·m fos vezina, / s’eu n’agra re mai? – / eu oc, c’aissi m’o aurai, / s’a lei platz que·m retenha» e in GcFaid 167,10 (XXI; Vatteroni 1991, p. 174), 40-42: «Per ce? Car dic c’am lieis m’aplec. / Mi trai doncs? Oc. Noca·m nogra / ver dir al fi gioi qui m[e] venc». Due ulteriori occorrenze in Folchetto nell’edizione Stroński: la prima è registrata nella versione b di 155,5 (I), 41 ed ha valore interiettivo; per la seconda, in 155,23 (IX), 51, si veda infra la relativa nota del Commento.
 
22. preon entre Sarrazis: cfr. JfrRud 262,2 (IV), 12-14: «Tant es sos pretz verais e fis / que lai el reng dels sarrazis / fos per lieis chaitius clamatz!» e la nota di Chiarini 1985, pp. 94-95.
 
23. Alla luce del riscontro segnalato alla nota precedente acquista spessore il contenuto ‘anti-rudelliano’ di questo verso: si confrontino i vv. 45-46 della stessa Lanquan li jorn (262,2 [IV]): «car nulh autres jois tan no·m plai / cum jauzimens d’amor de lonh».
 
28. beltatz e·l dolz ris: cfr. FqMars 155,22 (II), 22: «ostatz de vos la beutat e·l gen rire» («dous rire» è nella versione b).
 
34. prop: il ms. ha prof, con -f che pare aggiunta: il tratto è più sottile, ma l’inchiostro, a differenza da quello utilizzato dal correttore, è più scuro.
 
36. seinhor: nel signore del Limosino si può riconoscere con Pätzold 1897, p. 70, n. 1 Riccardo Cuor di Leone, duca d’Aquitania e conte di Poitou sin dal 1169; Folchetto lo nomina esplicitamente in 155,3 (VI), 33 e, appellandolo semplicemente «reis engles», in 155,7 (XIV), 50.
 
 
Postilla 2009
 
Sul testo si veda ora Mantovani 2009.

 

 

 

 

 

 

 

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