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Betti, Maria Pia. Le Tenzoni del Trovatore Guiraut Riquier. "Studi Mediolatini e Volgare", 44 (1998), pp. 7-193.

358,001=248,080a- Peire Torat

Questa volta è Guiraut a dover rispondere all’interrogativo postogli come richiesta di consiglio da Peire Torat: è meglio amare una dama bella e gentile, che però si rifiuta, o una che si offre al poeta con l'unica condizione che egli abbandoni l'altra che lo disdegna? Il tema dell'amar desamatz che caratterizza questo scambio di cobbole a dittico in forma epistolare, richiama il testo dialogato tra Aimeric de Pegulhan e Albertet (BdT 10.3; cfr. ed. SHEPARD-CHAMBERS di Aimeric de Pegulhan, pp. 53-56), composto agli inizi del sec. XIII, in cui Aimeric chiede al compagno se un cavaliere che ha doas domnas d'una valor (v. 3) debba amare la dama che gli promette tutto a condizione che dimentichi l'altra, o colei che lo ama più di tutto, ma senza accordargli niente.
Ascrivibile all'ultimo periodo narbonese di Guiraut (ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 102), cioè agli anni immediatamente precedenti il 1270, quella tra Guiraut e Peire è una tenso a distanza (vv. 1 e 23) probabilmente tra due persone che non si conoscono personalmente (v. 26, inserito, però, in una cobla lacunosa); si tratta di una specie di lettera in cui, senza alternanza, le due coblas e le due tornadas di Peire Torat sono seguite da quelle di Guiraut Riquier.
Peire Torat non ci è altrimenti noto: ANGLADE (Guiraut Riquier, pp. 101-102) ipotizza che si tratti di un trovatore ospite di Jourdain IV, signore de l’Isle-Jourdain presso cui già Guiraut aveva soggiornato (1).
Alazais, citata in quanto amica di Dardasier (giudice nel partimen nº 1 e sotto il cui nome, secondo Anglade, si nasconderebbe lo stesso Jourdain IV), è forse l'Alazais d'Assilhan a cui, come risulta dall'epistola Qui a sen et entendemen, vv. 120-121 (nº 1 dell'ed. LINSKILL, Les Épîtres, p. 4), Guiraut rese visita nel 1269. Per Anglade, invece, Alazais è un nome di fantasia e vuole soltanto indicare la contessa Vaqueira di Lautrec, amata da Jourdain IV, ipotesi che va nella stessa direzione dell'identificazione da lui proposta circa la figura di Dardasier.
 
4. Ritengo giusto, e quindi accolgo, l'emendamento di Chabaneau bel'ab al posto di bel’e, che realizza parallelismo con il secondo emistichio: meno probabile, infatti, appare la lezione del manoscritto, che presuppone ellissi della preposizione. Notare il legame tra le parti della frase tramite polisindeto, esteso anche ai versi seguenti. Plazens faissos ricorre in posizione rimica anche nel torneyamen nº 6, v. 15.
 
5. Chabaneau: em.
 
5-6. Per la coppia di rimanti esglaya-playa, cfr. la pastorella III di Guiraut Riquier, Gaya pastorelha, vv. 31 e 34: «vostr'amors m'esglaya. /[...] / donc espers vos playa». Esglaya ricorre ancora in rima al v. 18.
 
7. Cove è utilizzato come forma impersonale: per un caso simile, senza l'usuale particella riflessiva, cfr. il partimen nº 13, v. 37.
 
8. Verso ipermetro di una sillaba; Chabaneau non interviene né segnala in nota la difformità. Per analogia con la metrica italiana, si potrebbe ammettere il raro fenomeno dell'episinalefe (BELTRAMI, La metrica, p. 344) o sinalefe d'enjambement (AVALLE, Concordanze, pp. XCI-XCII), cioè della sinalefe tra vocale finale di un verso e la vocale iniziale del verso successivo. Ipotizzando un intervento testuale, l'emendamento di denha ni con denh'e potrebbe risolvere la questione, procurando, però, la perdita del parallelismo et [...] ni con il verso precedente.
 
9. Per le sfumature semantiche assunte dall'avverbio a estros (REW, n. 3104), cfr. PD, p. 179: «tout à fait; décidément; à l'instant?»; inoltre, cfr. torneyamen nº 6, nota al v. 38.
 
10. aytan bela et aytan avinens: essendo un aggettivo al caso obliquo, il rimante avinens non dovrebbe avere la -s finale; la stessa irregolarità si ripresenta, nel verso seguente, per il sostantivo mandamens, mentre tutti gli altri rimanti in -ens sono avverbi (con eccezione dell'aggettivo valens del v. 25). Chabaneau, come già accennato nella nota metrica, espunge la (s) della rima.
 
12. Laysi, 1ª pers. sing. dell'indicativo presente con desinenza vocalica (cfr. il partimen nº 1, nota al v. 3).
greu respos: per un'espressione sinonimica, cfr. Aimeric de Belenoi, Cel que promet a son coral amic (BdT 9.8), v. 22, «Lo braus respos, dona, m'espaoric», p. 231 dell'ed. POLI (e, per ulteriori citazioni del sintagma brau respos, cfr. la nota relativa ai vv. 22-23 a p. 238, cui è da aggiungersi almeno Pistoleta, Anc mais nulhs hom no fon apoderatz, BdT 372. 2, v. 14, p. 30 dell'ed. NIESTROY: «mas brau respos, quays qu'ieu l'ay mort son paires»).
 
13. que s'amor no·m estraya: situazione simile nella canzone III, En re no·s melhura, vv. 20-22: «quar per lieys m'esmay, / que grazir no·m denha / m'amor ni·m n'estray» (MÖLK, Las Cansos, p. 28; nell'ed. MINETTI, Il «libre», pp. 20-21, è messa a testo la lezione del manoscritto R, destray). La forma verbale al congiuntivo presente, estraya, sottolinea il contenuto ipotetico della promessa fatta dalla dama, subordinata all'azione del poeta.
 
14. Lunh / lunha, come forme alternative a nulh/nulha, sono molto comuni nella produzione di Guiraut nei mss. C ed R, anche se, nei testi qui editi, ricorrono solo nella tenzone nº 4, v. 6 (lunh home).
 
16. retener: per il significato assunto in ambito amoroso, cfr. il partimen nº 1, nota al v. 46.
 
20. Per l'antitesi desamatz am, cfr. anche i partimens nº 10, v. 51 (amar desamatz) e nº 13, v. 30 (aman desamatz).
 
22. Dal senso della tornada ritengo che, malgrado la forma nominativa, n'Alazaytz sia l'oggetto dell'amore di en Dardasier, e non viceversa: un altro dei numerosi casi di devianza rispetto alle regole bicasuali riscontrati nel manoscritto R.
 
23. Per la forma dittongata della particella ipotetica si, cfr. CAPUSSO, L'Exposition, v. 754 e relativa nota a p. 199, e PFISTER, Sprachliches, p. 105 (che riassume le affermazioni di Linskill e Zufferey circa l'evoluzione di iu > ieu). Secondo Linskill e Pfister, la forma enclitica è da interpretarsi si·eus.
 
24. P[eir]: Chabaneau lascia a testo l'abbreviazione del manoscritto P., e nella nota a p. 120 suggerisce: «Pron[on]cez Peir, et de même au v. 43». La forma Peir rispetto a Peire (JENSEN, The Old Provençal Noun, pp. 68-69; nell'opera di Guiraut Riquier, cfr. le cansos XIII, v. 46, e XXIII, v. 53, il partimen nº 8, v. 49, dove il nome è scritto per esteso, ed il torneyamen Senhe n'Enric, a vos don avantatje, nº 2 dell'ed. GUIDA, vv. 52, 55 e 58) è legata qui ed al v. 43 a motivi metrici. Il secondo emistichio (crezes mot valens, 'credete molto valente'), è contestualmente incomprensibile, data la lacuna del verso seguente (rima -ens). Riguardo ad essa, Chabaneau suggerisce anche la possibilità che siano andati perduti due mezzi versi dopo vi del nostro v. 26.
 
26. volontos: Chabaneau volentos.
 
27. Co que, 'comment que, combien que' (PD, p. 84). Collegamento tra quanto espresso al v. 26 e quanto segue al v. 28, la frase sottolinea il desiderio di Guiraut di conoscere l'interlocutore, e la contemporanea lucidità del poeta nel dare una risposta a quanto richiestogli.
 
29. L'espressione segon ma fe ricorre due volte nelle epistole di Guiraut: cfr. epistola VI, Per re non puesc estar, v. 263, e Supplicatio, v. 477.
33. Il verso è ipometro di una sillaba: tra le possibili integrazioni, si accoglie leu dell'edizione Chabaneau, che riprende in posizione chiastica (leu ven va leu) l'avverbio dell'emistichio seguente.
 
36. Riguardo all’asag, 'prova', della lirica cortese, sostantivo corrispondente al verbo assayar (utilizzato da Guiraut anche al v. 40), cfr. CROPP, Le vocabulaire courtois, pp. 356-357, ed in particolare la n. 6, in cui si riassumono le interpretazioni date anche da altri studiosi riguardo al valore del termine.
 
37-38. Il consiglio contenuto in questi versi avrebbe potuto essere supportato, secondo Chabaneau, con l'esempio delle biografie di Gaucelm Faidit e Richart de Berbezill. Nella razo della canzone Atressi cum l'orifans (BdT 421.2) di Richart de Berbezill, per esempio, si legge (ed. VARVARO, pp. 81-82): «[...] e la dompna li comenset a dir con ella se fasia gran meravilla de so qu'el fasia, que tan lonjamen avia amada la soa dompna, et ella no l'avia fait null plaser en dreit d'amore, e dis qu'en Ricchautz era tal hom de la soa persona e si valentz que totas las bonas dompnas li deurion far volentier plazer e que, se Ricchautz se volia partir de soa dompna, qu’ella li faria plaser d'aitan com el volgues comandar [...] e la dompna li comandet qu'el anes penre comjat d'ella, e·l dis que nul plazer li faria s'ella non saubes qu'el s'en fos partitz»; ma dopo che il trovatore ebbe compiuto la richiesta della dama, tornò da lei «e la dompna li respondet qu'el non era hom que neguna dompna li degues ni far ni dir plazer, qu'el era lo plus fals hom del mon, quant el era partitz de sa dompna [...] e si com era partitz d'ella, si si partria d'autra».
 
40-41. Aver esgardamen, 'fare attenzione, prendere in considerazione' (cfr. PD, p. 167).
 
42. Per .v.c. del manoscritto corrispondente a cinc cens, cfr. ms. R, c. XLIII va, Folchetto di Marsiglia, BdT 155.5, Ben an mort mi e lor, v. 30 (p. 127 dell'ed. SQUILLACIOTI).
traytz un be: espressione topica per la quale cfr. ad esempio, Folchetto di Marsiglia, Molt i fetz gran pechat amors (BdT 155.14), vv. 13-14, «e s'entre tans mals n'ai un be, / ja no·us er dans ni deshonors»; Raimbaut de Vaqueiras, Leu pot hom gauch e pretz aver (BdT 392.23), vv. 23-24, «que per un be·il vei cent mals far / e mil pesars contr'un plazer»; Peire Cardenal, Amics, non es homs si non par (BdT 461.15, pp. 546-547 dell'ed. LAVAUD), vv. 5-6, «Mas en cent non pot hom triar / Un qe be s'i puesc'hom fizar». Per altre citazioni, cfr. SQUILLACIOTI, ed. di Folchetto di Marsiglia, p. 178, n. 13 dove, per i precedenti del tema rispetto a Folchetto, rinvia all'ed. STRONSKI, p. 83 dell'introduzione.
 
44. In questo contesto, l'espressione ses tot respieg (impiegata anche nel partimen nº 1, v. 36, cui si rinvia), assume il significato letterale 'senza alcuna attesa'.
Se recreire, 'ricredersi', nel senso tecnico di 'mutare atteggiamento', ma anche 'scoraggiarsi' (cfr. SW, VII, p. 123).
 
 
Nota
 
(1) Per le notizie sul personaggio e sulla figura di Dardasier, cfr. la nota introduttiva al partimen nº 1. ()

 

 

 

 

 

 

 

 

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