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Betti, Maria Pia. Le Tenzoni del Trovatore Guiraut Riquier. "Studi Mediolatini e Volgare", 44 (1998), pp. 7-193.

226,007=248,041- Guillem de Mur

Guilhem de Mur chiede a Guiraut Riquier chi ha maggior pregio tra l'amante che ottiene l'amore senza le pene e quello che, invece, ha solo la speranza di ottenerlo; Guiraut sceglie di difendere «la dimensione più materiale dell'amore» (PERUGI, Trovatori a Valchiusa, p. 201) offertagli dalla prima alternativa.
Diversamente dal comportamento ordinario in questo tipo di tenso, non ci si appella a nessun giudice nelle tornadas, ed ilpartimen si conclude con un augurio ironico a Guilhem da parte di Riquier.
La tesi sostenuta da Guiraut la ritroviamo in un partimen tra Raimbaut e Albertet, Albertet, dui pro cavalier (BdT 388.1, KOLSEN, Trobadorgedichte, pp. 2-5), ai vv. 25-27: «Qe cel q'a de sidonz plazer / Deu miels tot bon pretz mantener / qe·l vostre q'a sos pretz perdutz». Vi è, d'altra parte, vicinanza tematica tra la strofa III, in cui è espressa la difesa di Guilhem per la propria parte, e la parallela cobla III del partimen tra Aimeric de Pegulhan e Gaucelm Faidit Gaucelms Faiditz, de dos amics leials (BdT 10.28, ed. SHEPARD-CHAMBERS di Aimeric de Pegulhan, pp. 154-157).
Una proposta di datazione che abbia un sufficiente margine di certezza è difficile da avanzare, essendoci giunte tenzoni dei due trovatori risalenti sia alla prima fase della produzione di Guiraut (ante 1270: la tenzone nº 9 ed il partimen Guiraut Riquier, segon vostr'essïen, n° 1 dell'ed. GUIDA) che alla seconda (post 1280: il partimen nº 11 ed il torneyamen De so don yeu soy doptos, nº 5 dell'ed. GUIDA). Un indizio ci è però offerto dalla vicinanza tematica tra la tesi difesa da Guilhem ed il contenuto della cobla V nel torneyamen De so don yeu soy doptos, il cui incipit richiama l'inizio del testo qui in esame: tutto ciò induce, secondo PERUGI, Trovatori a Valchiusa, p. 201, «a considerare questa coppia di tenzoni come un dittico omogeneo», rendendo plausibile l'ipotesi di una composizione pressoché contemporanea dei due dialoghi negli anni 1280-1281.
 
2. vezis: è forse da leggervi un riferimento alla città natale di Guiraut, cioè Narbona, e quindi al periodo che precede il 1270? Cfr. Gaucelm Faidit nella breve tenso con Elias d'Ussel (BdT 167.13, ed. MOUZAT, p. 479), vv. 25-27: «A jujamen de sos vezis / men a garant de sa honor / N'Elias sa meja seror». Nel corpus riqueriano, cfr. canzone VI, Aissi cum selh, que franchamen estai, i conclusivi vv. 51-53 («L'onrat[z] senh[ers] de Narbona gazanha / Grat ez amor, son verai pretz creyssen, / De sos vezis e de la gent estranha»).
 
3. deu esser: per il valore di futuro che può essere assunto da dever + infinito, cfr. JENSEN, The Sintax, pp. 229-230. La locuzione è utilizzata nella cobla seguente anche da Guiraut ai vv. 12 e 16.
 
4. entendens: nel linguaggio amoroso l’entendedor è «l'amant agréé», per cui cfr. CROPP, Le vocabulaire courtois, pp. 56-59. Per la specializzazione semantica assunta dal termine in ambito trobadorico-cortese, e per la possibile equivalenza tra entendedor e conoscente dell'italiano antico, cfr. CAPUSSO, L'Exposition, pp. 60-61, n. 27.
 
5. Il sostantivo fatz, con il significato di 'atti, azioni' legate all'amore (e, per il verbo, cfr. il partimen nº 2, v. 20, «fay o per temensa»), ricorre anche ai vv. 14 (fas), 16, 22, 36, 51 e 56, assumendo il valore di termine-chiave del partimen. Per la grafia fatz in luogo di faitz, legata all'alternanza ai/a in posizione pretonica estesa alla tonica, cfr. ZUFFEREY, Recherches, p. 111 e GRAFSTRÖM, Étude sur la Graphie, p. 36.
 
6. L'espressione bon'esperansa ricorre nell'opera di Guiraut, pur in contesto diverso, nella Supplicatio, v. 49, «ma bon'esperansa» (per cui cfr. BERTOLUCCI PIZZORUSSO, La supplica, p. 73, che traduce «la mia fiduciosa attesa», e nota a p. 83).
 
9. es de joy manens: cfr. la canzone V, Amors, pus a vos falh poders, v. 45: «Endreg de vos fora de ioy manens».
 
11. Aclin, utilizzato per la prima volta da Guglielmo IX (cfr. PASERO, VII, Pos vezem de novel florir, BdT 183.11, vv. 25-26, p. 197 e nota a p. 205, e CROPP, Le vocabulaire courtois, p. 114), è comunemente impiegato nell'espressione esser aclis vas. Sempre in rima, cfr. la canzone XXI, Los bes, qu'ieu truep per amor, vv. 23-24: «[...] a mon Belh Deport / suy per fin'amor aclis».
 
12. Nel manoscritto, senza dubbio corrotto, leggiamo «q(ue) selh q(ue)s p(er) ans», con q(ue)s soppuntato: Pfaff, dopo aver riprodotto fedelmente a testo la lezione trasmessa (que selh per ans), descrive in nota la situazione manoscritta del passo, e aggiunge «es soll wohl heissen: l'esperans». La lezione qui messa a testo (que selh qu'esper), invece, deriva dall'ipotesi che il trascrittore, accortosi di aver introdotto una sillaba in più, abbia soppuntato per errore q(ue)s invece di ans. Le due proposte, in ogni caso, risultano similari sul piano del contenuto.
 
13. Per il significato anche morale di esmansa, cfr. SW, pp. 237-238 e Peire Cardenal, Tendas e traps, alcubas, pabalhós (BdT 335.56), v. 7, ed. LAVAUD, XXIII, pp. 124 e 128 (ma, per una ricostruzione diversa del passo, cfr. ed. VATTERONI, 39, pp. 202 e 205).
 
14. Già Pfaff emenda (pur senza dichiararlo) il rimante trasmesso, agradanda in agradansa, intervento dovuto sia a motivi rimici che di comprensione del passo.
fas: per l'esito -s < -tz, non insolito nel ms. R, cfr. partimen nº 4, nota al v. 8.
 
18. entendedor: cfr. nota al v. 4
 
23. Per contesti in cui si esprime il concetto di morte dell'amore (una volta compiuti i fatz) e abbandono dei desideri nell'opera di Guiraut, cfr. ad esempio l’Exposition, vv. 524-526 e 551-554.
 
26. L'aggettivo frevol era stato impiegato da Guiraut nella canzone III, En re no·s melhura, v. 67: per frevol secors; cfr. MINETTI, Il «libre», p. 25, che rimanda a Guittone, Lettera XLI, 19-21 (fievile siepe).
es fals: Pfaff E fals, contrariamente alla lezione manoscritta.
 
27. Guiraut sembra voler intendere che il ragionamento di Guilhem, per quanto errato, non può nuocere al collega più di quanto abbia fatto fino a quel momento.
 
29. Pfaff pone un punto interrogativo a fine verso.
remenbransa: per l'uso di n al posto di m davanti a labiale, cfr. il partimen nº 1, nota al v. 30.
 
35. l'us e l'autre: per il comune uso al genere maschile della locuzione l'us - l'autre, anche quando riferita ad un uomo ed una donna, cfr. JENSEN, The Sintax, p. 169.
 
37-40. Il canto dell'usignolo – qui utilizzato da Guilhem per esemplificare quanto sostenuto nella prima parte della cobla in difesa della sua posizione di fine amante, cioè che la realizzazione dell'amore comporta la fine dell'amore stesso – è topicamente avvicinato alla passione del poeta: cfr., ad esempio, HOEPFFNER (Les lais, p. 139) che, a proposito del lais di Maria di Francia Le laostic, scrive: «Marie se laisse influencer, comme déjà tout à l'heure, par la poésie lyrique de son temps. Les troubadours et leurs imitateurs ont plus d'une fois chanté la douce joie, le joi des poètes de Provence, qu'éveille dans leur coeur amoureux la voix plaintive du rossignol». In ZILTENER, Repertorium, accomunati al passo in esame (291.4031), si trovano alcuni esempi di 'ammutolimento proverbiale dopo l'accoppiamento (290.427-428, 291.4029-4030); in particolare è da segnalare il riferimento al sauvage siflar dell'usignolo dopo il rapporto con la compagna in un joc partit di Lambert Ferri e Robert de la Pierre, vv. 36-44: «[...] cose est costumiere / Al fol rousignol volant / K'i kante et fait lie ciere / Et maine joie mout grant / Tant k’il a a son talent / Sa fumele, etpuis errant / K'il la qaukie, sauvage / S'en fet et si va siflant».
 
38. ·us don que vieu ab alegransa: Pfaff ipotizza in nota l'emendamento vos don ioy ab alegransa. Il verso è apparentemente ipermetro; per il valore non sillabico di ·us (riduzione in enclisi di vos) iniziale di verso, cfr. SQUILLACIOTI, ed. di Folchetto di Marsiglia, pp. 336-337, cui si è già fatto riferimento nel partimen nº 7, nota ai vv. 33-34. Per il raro fenomeno, metricamente similare, dell'episinalefe, cfr. partimen n° 5, nota al v. 8.
 
40. Per dos < DULCIS, come esempio di l implosiva che tende a sparire completamente dopo o, cfr. ZUFFEREY, Recherches, p. 122.
LR, V, p. 118, riporta solo questa tenso per illustrare l'uso sostantivato dell'infinito rugir, attribuendogli il significato di 'ruggire'; per il valore di «grogner, en parlant du cochon», cfr. PD, p. 331.
 
42. Già Pfaff suggerisce in nota l'eliminazione di de («Nach Wegnahme von De wäre der Vers in Ordnung», p. 244), improprio sintatticamente e metricamente.
frachis: in RW, III, p. 577, Levy, a proposito del significato dell'aggettivo in questo specifico passo, mette in relazione i vv. 41-42 con i vv. 25-26 (inizi simili di due coblas di Guiraut), e si chiede: «schwach, mangelhaft?». L'ipotesi (ribadita, per il senso generale, anche in PD, p. 196, «flexible, pliant; faible?»), sembra trovare conferma in FEW, III, p. 254: < FRANGERE, «cassant, fragile». Per un contesto simile in cui è utilizzato l'aggettivo fragil, cfr. Folquet de Lunel, Tant fìn'amors totas horas m'afila (BdT 154.7, ed. EICHELKRAUT, p. 23), vv. 27-28: «qua la vuelha far frevol e fragil, a, / mout tenc per fol son sen e per fragil».
 
44. volers leugiers e volvens: espressione legata da allitterazione e utilizzata da Guiraut, in quanto amic lial, per definire il comportamento mutevole dell'usignolo e prenderne le distanze («no·s ne pot comparansa / far», w. 45-46).
 
49-51. Brusco cambio di soggetto nella frase coordinata (vos) rispetto alla principale (malvad'amistansa).
 
50. malvad'amistansa: Guilhem riprende in posizione rimica (tecnica usuale delle tornadas), ma rovesciandola di segno, l'espressione di Guiraut del v. 46, veray'amistansa.
 
52. meton en azir: cfr. epistola IX, Aitan grans com devers, v. 310: «e fan metr'en azir». Cfr. Elias de Barjols, Ben deu hom son bon senhor (BdT 132.4, ed. Stronski, p. 31 ), vv. 34-35: «vuelh mostrar e dir / que totz met Dieus en azir».
 
54. valetz: forma corretta della 2ª persona plurale dell'indicativo presente. Pfaff conserva la lezione tradita valentz, che crea ambiguità con il participio presente valent, -a (per cui cfr. JENSEN, The Old Provençal Noun, p. 113).
 
55. done: la vocale d'appoggio -e in questa stessa forma verbale è ampiamente utilizzata anche da Guiraut Riquier (cfr. vers XXVI, v. 43; retroencha I, v. 24; epistola X, v. 255; Supplicatio, v. 850; epistola XIV, v. 16; torneyamen Senhe n'Enric, a vos don avantatje, n° 2 dell'ed. GUIDA, v. 15). Sulla necessità di aggiungere una vocale per disambiguare la persona cui la forma verbale si riferisce, cfr. partimen n° 1, nota al v. 3, ed in particolare GRAFSTRÖM, Étude sur la morphologie, § 55-a, pp. 110-111.
 
56. Guiraut conclude la sua tornada riutilizzando l'espressione en totz fatz avenir già impiegata nel v. 16.

 

 

 

 

 

 

 

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