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Boni, Marco. Sordello, Le poesie. Nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario. Bologna: Palmaverde, 1954.

437,024- Sordel

1. leugier: riferito alla melodia che accompagna la lirica (purtroppo andata perduta, come tutte le melodie che accompagnavano le liriche di Sordello, poiché R ha nella prima cobla i righi per le note, ma le note non sono state segnate) e perciò equivalente a «facile»: cfr. le note del DE LOLLIS, Vita e poesie di Sord., Halle, 1896, p. 261, e del BERTONI, I trov. d’It., Modena, 1915, p. 528.
 
3. mescabar: «perdere», «subire una perdita»: cfr. S. W., V, p. 243, 1; cfr. VI, v. 37.
 
5. sospeisso: nel senso di «speranza», per cui S. W., VII, p. 836, 2; cfr. le note del DE LOLLIS e del BERTONI.
 
6. s’ … no: come è noto, in prov. e in franc., i due elementi dell’espressione restrittiva si non sono frequentemente separati da altre parole: cfr. F. DIEZ, Gramm., Bonn, 1882, p. 1065 e 1087; L. R., V, p. 223.
 
8. pueys: da intendersi non nel senso di «poiché» (con l’ellissi del que), come pensa il DE LOLLIS, bensì — come ritiene il BERTONI, ibid., p. 529 — nel senso di «poscia», «poi», «in seguito», cioè dopo aver mangiato del cuore di Blacatz. Cfr. anche LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXII, 1898, p. 254 (che traduce con «dann»).
 
10. l’emperaire de Roma: Federico II, che la resistenza della seconda lega lombarda, e principalmente di Milano, che ne era il centro, teneva «umiliato» (tale è qui il valore di conques). Poiché il compianto è da ritenersi, come si è detto, anteriore al 23 marzo 1237, l’allusione va riferita alla situazione esistente in Lombardia anteriormente al grande successo riportato da Federico nella battaglia di Cortenuova (27 novembre 1237). È vero che anche dopo Cortenuova Milano e Brescia continuarono a resistere; ma sembra assai difficile che Sordello potesse scrivere questi versi dopo il trionfo ottenuto dall’imperatore. Questi versi quindi confermano, se ce ne fosse bisogno, che la lirica non può essere posteriore al 1237. Il passo naturalmente è stato discusso da tutti coloro che hanno cercato di stabilire la data della lirica; ma ritengo inutile ripetere tutti i rimandi agli studi già citati. Basti ricordare DE LOLLIS, ibid., p. 39 e segg.; F. TORRACA, Sul «Sordello» di C. De Lollis,in Giorn. Dant., IV, 1897, p. 28. e segg., e Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis, ibid.,VI, 1898, p. 25 e segg.; BERTONI, I trov. d'It., p. 529; V. DE BARTHOLOMAEIS, Poesie prov. stor., Roma, 1931, II, p. 134.
 
12. viu deseretatz: il BERTONI è incline a vedere in questa espressione un’allusione alle preoccupazioni che davano a Federico II, oltre al figlio, i signori della Germania. Io sarei invece incline a ritenere che si alluda alla situazione dell’Italia superiore, e in particolar modo della Lombardia, su cui l’imperatore non riesce a far valere la sua autorità: a ciò conforta soprattutto l’espressione malgrat de sos Ties, che mi sembra vada riferita alle milizie tedesche con cui Federico combatteva in Italia.
 
13. lo reys frances: Luigi IX, che divenne re di Francia nel 1226, all’età di 12 anni, ma cominciò a regnare personalmente solo nel 1236, poiché fino a questa data fu sotto la tutela della madre Bianca di Castiglia. Anche dopo che ebbe assunto personalmente la direzione degli affari del regno Luigi IX continuò ad attenersi ai consigli della madre, che esercitò sempre su di lui una grande influenza (cfr. J. J. SALVERDA DE GRAVE, Le troubadour Bertran d’Alamanon,Toulouse, 1902, p. 109; BERTONI,ibid.; MARTIN, Histoire de France, IV, p. 145; LAVISSE, Histoire de France, Paris, 1901, III, 2 (par CH. V. LANGLOIS), p. 2, 16, 40 e seg. Cfr. l’Introduzione, p. LXX, n. 266.
 
15. cobrara Castella: Luigi IX era, come si è detto, figlio di Bianca di Castiglia, primogenita di Alfonso III re di Castiglia. Questi, morto nel 1214, lasciò la corona al figlio Enrico I, il quale, minorenne, regnò sotto la tutela della sorella Berengaria (Berenguela), moglie di Alfonso IX, re di Galizia e León. Enrico I però morì nel 1217; e venne eletta regina Berengaria, la quale cedette la corona al figlio Ferdinando (Ferdinando III) (cfr. R. ALTAMIRA Y CREVEA, Historia de España y de la civilización española, I, Barcelona, 1928, p. 382). Sordello accusa Luigi IX di aver rinunciato a far valere i suoi diritti sulla Castiglia, che avrebbe dovuto toccare a Bianca, come primogenita di Alfonso III.
 
17. Del: cfr. XII, v. 19-20; XX, v. 31. - rey engles: è Enrico III, figlio di Giovanni Senza Terra.
 
19-20. la terra … que·l tol lo reys de Fransa: si allude ai grandi feudi francesi (la Normandia, la Bretagna, il Maine, l’Anjou, il Poitou, la Turenna) strappati da Filippo Augusto a Giovanni Senza Terra, che non aveva mai potuto riconquistarli. Nel 1230 Enrico III aveva tentato di riprendere i feudi di Francia, ma la sua impresa si era risolta in un insuccesso. Cfr. LAVISSE, ibid., p. 11 e segg. -sap: per saber col doppio accusat. cfr. DIEZ, Gramm., p. 850; S. W., VII, p. 397, 2; e cfr. Ensenhamen (XLIII), v. 920.
 
21. lo rey castelas: è Ferdinando III, re di Castiglia dal 1217, che nel 1230, alla morte del padre Alfonso IX, ereditò anche il regno di Galizia e León, riunendo sotto di sé i due stati. Anch’egli si lasciò guidare dalla madre Berengaria.
 
25. Del: cfr. v. 17. - rey d’Arago: è Giacomo I, figlio di Pietro d’Aragona.
 
27. pren: nel senso di «ricevere», per cui cfr. XXIV, v. 13 e la nota. - de Marcella: Marsiglia non era possesso di Giacomo I, ma di Raimondo Berengario IV di Provenza, a cui si era ribellata nel 1230, piegandosi alla pace solo nel 1243 (cfr. p. CXXVI, n. 474). Giacomo I però era cugino di Raimondo Berengario (cfr. p. LV, n. 205); e Sordello forse vuole alludere a falliti tentativi di Giacomo I per far ritornare Marsiglia sotto la sovranità di Raimondo Berengario, o vuol dire che l’onta e il danno della ribellione della città ricadono anche sopra di lui, in quanto parente di Raimondo Berengario e possibile erede dei suoi stati, se moriva senza eredi maschi (cfr. DE LOLLIS, Vita e poesie, p. 69; e cfr. la nota 505 a p. CXXXVI). Anche nel sirventese Un sirventes farai, attribuito a Bertran de Born (P. C., 80, 42) si parla della sottomissione di Marsiglia a Raimondo VII di Tolosa come di una perdita per Giacomo I d’Aragona (cfr. ed. A. STIMMING, Halle, 1879, p. 214, v. 7). - d’Amilau: cfr. p. LXIX, n. 266. Si può pensare (cfr. BERTONI, I trov. d'It., p. 529, e O. SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXI, 1897, p. 249) che il compianto sia posteriore al vano tentativo di riconquista di Millau fatto da Giacomo I (la cui data esatta è alquanto incerta), ma si può anche ritenere — forse più verisimilmente, se si ammette che tale tentativo sia dell’estate del 1237 — che qui si alluda soltanto alla perdita della città in conseguenza del trattato di Parigi del 1229.
 
29. vuelh … don: si ha ancora una volta la consueta ellissi del que (cfr. XVI, v. 26, e la nota). - rey navar: è Thibaut I, già conte di Champagne (col nome di Thibaut IV). Succedette al re Sancio VII, e fu coronato re di Navarra nel maggio 1234 (cfr. p. LXX, n. 264).
 
30. valia mais coms: costruzione ellittica, in luogo di valia mais quant era coms: cfr. DIEZ, Gramm., p. 990. Sordello allude probabilmente all’insuccesso della ribellione organizzata da Thibaut nel 1236, anno in cui, unitosi a Pierre Mauclerc, reggente della Bretagna, capeggiò una ribellione di baroni francesi contro Luigi IX, allo scopo di riconquistare alcuni feudi (Blois, Chartres, Sancerre e Châteaudun) ceduti alcuni anni prima alla corona francese in cambio di una forte somma di danaro, necessaria per ottenere da Alice di Cipro la rinuncia ai diritti ch’ella vantava sulla Champagne. La ribellione finì in sul nascere, al solo radunarsi delle milizie regie, e Thibaut e Pierre Mauclerc furono costretti a confermare tutte le cessioni, di domini che avevano fatto precedentemente. Per di più Thibaut, presentatosi alla corte di Luigi IX, dovette subire, senza potersi vendicare, un grave oltraggio da parte delle genti di Roberto d’Artois, fratello del re (cfr. LAVISSE, Histoire de France, p. 15, e 51 e segg.).
 
33. Al comte de Tolosa: è Raimondo VII, che aveva perduto col trattato di Parigi gran parte dei suoi possessi (cfr. p. LXIV, n. 242, CXXVI, n. 473).
 
34. sol: cfr. XV, v. 53 e la nota relativa.
 
37. coms proensals: è Raimondo Berengario IV, alla cui corte si trovava probabilmente Sordello quando componeva il suo planh (cfr. CXXXVI): il che spiega come il trovatore gli rivolga, più che un rimprovero, un incitamento a continuare con energia la lotta contro i suoi nemici, ossia principalmente Raimondo VII di Tolosa, Marsiglia e i loro alleati (cfr. la n. al v. 27).
 
43. Belh Restaur: probabilmente, come abbiamo visto, questo senhals designa Guida di Rodez (cfr. p. LX, n. 230).
 
44. a mon dan met: per metre a son dan «sprezzare», «non tenere in alcun conto» cfr. L. R., III, 5; S. W., II, p. 6, 6; cfr. anche la nota del DE LOLLIS e inoltre A. JEANROY, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Revue critique d’hist. et de littérat., XLII, 1896, p. 284; SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 249. Analoga è l’espressione getar a son dan per cui cfr. XXII, v. 21.

 

 

 

 

 

 

 

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