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Betti, Maria Pia. Le Tenzoni del Trovatore Guiraut Riquier. "Studi Mediolatini e Volgare", 44 (1998), pp. 7-193.

154,002a=248,038- Folquet de Lunel

Come già per il partimen nº 7 - cui si rimanda per le notizie su Folquet de Lunel -, ANGLADE parla di «réalisme choquant [...] Le goût des troubadours pour le réalisme qui existait depuis l'origine (qu'on se rappelle Guillaume d'Aquitaine) reparaissait à la fin» (Guiraut Riquier, p. 217 e nota). 
Il tema, infatti - anche questa volta proposto da Folquet - è se un cavaliere, che aveva ottenuto i favori della dama amata dopo lungo tempo, avesse dovuto provare maggior piacere nel coricarsi o nell'alzarsi. Guiraut difende la prima alternativa, accusando, però, Folquet di non essere fis amayre (v. 29) e di aver impostato male il partimen («mal razonatz, e pieitz saupes partir», v. 32).
Lo stesso argomento era stato proposto, intorno al 1186, dal Conte di Bretagna a Gaucelm Faidit in un curioso partimen bilingue (il conte utilizza la lingua d'oïl, Gaucelm la lingua d'oc), Jauseme, quel vos est semblan (BdT 178.1; cfr. Gaucelm Faidit, ed. MOUZAT, pp. 385-392); nei primi decenni del sec. XIII è ripreso da Gui d'Ussel in un partimen di appena quattro coblas con Rainaut VI d'Albusso, Segner Rainaut, vos qu·us faitz amoros (BdT 194.18a; cfr. Gui d'Ussel, ed. AUDIAU, pp. 64-65 e 138; cfr. anche la nota al v. 32 della presente edizione) e, più o meno nello stesso giro di anni, ben due coppie di trovatori discutono se l'amore sia più forte prima o dopo averne goduto i frutti. Si tratta dei jeux-partis BdT 366.10, Dalfi, sabriatz me vos, in cui Peirol chiede a Dalfin d'Alvernha se l'amante «am plus ab cor verai» la dama «quan lo ha fait ho denan» (cfr. Peirol, ed. ASTON, pp. 145-147 e 184), e BdT 372.6a, Segner Blacatz, pos d'amor, nel quale Peirol, rivolgendosi a Blacatz, pone la questione (vv. 5-7) «som a sidonsporta [plus] fin'amanza/ anz c'om la bais ni n ai' autre plazer, / o pois, pos n a tot zo qe·n vol aver» (cfr. Pistoleta, ed. NIESTROY, pp. 70-77; anche per esso, cfr. più avanti la nota al v. 32).
Il conte di Comminges, nominato giudice della disputa, è Bernardo VI, suocero di Enrico II di Rodez e privilegiato frequentatore della sua corte (CHABANEAU, Cinq tensons, p. 122, e ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 176 e nota).
Per la vicinanza tematica con l'altro partimen di Guiraut e Folquet, si può ipotizzare che il periodo di composizione sia lo stesso, e che, in particolare (per il riferimento al senhor cuy agensa joy e solatz dei versi di apertura), questo in analisi sia stato disputato proprio alla corte di Rodez durante il primo soggiorno ivi trascorso dal trovatore narbonese (c. 1265).
 
1-2. agensa joy e solatz: largamente ammessa la coordinazione tra un verbo singolare ed un soggetto plurale, se posposto, con cui si apre il partimen (cfr. JENSEN, The Sintax, p. 233). La stessa scelta grammaticale si ripresenta ai vv. 13-14, ma con i soggetti preposti (fenomeno più raro del precedente, ma comunque riscontrabile; cfr. JENSEN, The Sintax, p. 234).
 
2. solatz: cfr. il partimen nº 2, nota al v. 37. Per il sintagma joy e solatz nel canzoniere di Guiraut, cfr. la prima epistola, Qui a sen et entendemen, v. 42 («e Jois e Solatz e Rictatz»).
tensa: già JEANROY, nel suo studio sulla tenzone provenzale (La tenson, p. 285, n. 1), segnalava l'uso, stilisticamente ricercato, dei termini tensa e plag al posto di tenson (cfr. anche la tenzone nº 4, nota al v. 5).
 
3. Patente ipometria nella lezione del manoscritto, dal momento che endensa non esiste: si è probabilmente verificato un errore parziale all'interno del sostantivo entendensa, già ripristinato nella sua integrità da Pfaff.
 
4. cavayer: per questa e per la forma cavayers del v. 36, cfr. il partimen nº 7, nota al v. 7.
 
6. Per il verbo colgar, sinonimo di jazer e, con esso, inerente la sfera sensuale, cfr. CROPP, Le vocabulaire courtois, p. 369.
 
7. bona sabensa: cfr. il partimen n° 2, nota al v. 29.
 
9. razon e conoissensa: cfr. il torneyamen De so don yeu soy doptos (nº 6 dell'ed. GUIDA), vv. 4-5: «a razon ni conoisensa / l'amor [...]».
 
10. en prezensa: PD, p. 307: «en face; d'abord, au premier moment»; il sintagma equivale ad a prezen, riscontrabile otto volte nel canzoniere di Guiraut (vers XV, v. 22; epistola VII, v. 370; Supplicatio, vv. 404, 517, 566 e 746; Expositio, vv. 186 e 709), per il quale cfr. CAPUSSO, L'Exposition, p. 166, nota ai vv. 186-187.
 
12. al cavayer: lezione errata nel manoscritto (als cavayers); cfr. le forme singolari del pronome e del verbo (lo e fetz) che ad esso si riferiscono (v. 14). Il mantenimento della lezione manoscritta crea un equivoco per il lettore, dal momento che anche la proposizione articolata è coinvolta nella trasgressione alle norme bicasuali; per questo motivo, ritengo opportuno un intervento emendatorio.
 
12-14. Si noti la costruzione a senso s'amors ni bevolensa [...] amenet, per cui cfr. nota ai vv. 1-2.
 
16. Per il costrutto tener se a, «to consider oneself to be», cfr. JENSEN, The Syntax, p. 338. Qu’el = que en lo, con jazer caso obliquo, ma con -s finale nel manoscritto forse per effetto dittografico del pronome riflessivo seguente. Pfaff: quel.
 
18. retraire: cfr. i vv. 187-188 dell'Exposition, dove retraire (qui con il valore specifico di 'raconter') è utilizzato di nuovo in rima con vejaire. Per l'accezione di 'rimproverare' e per altre occorrenze in posizione rimica del verbo nel canzoniere di Guiraut, cfr. partimen nº 14, nota al v. 37.
pogues: come peri successivi saupes del v. 32 e aves del v. 39, si tratta di una 2ª persona plurale; per l'esito - già più volte segnalato - del suffisso verbale -tz > -s, cfr. partimen nº 4, nota al v. 8.
 
21. a gran aire: SW, I, p. 39, cita il passo del partimen a proposito del significato di «bequem», 'comodità, agio', attribuito ad aire/aize.
 
23. L'infinito estraire (PD, p. 178: «retirer, enlever») è sempre utilizzato in posizione rimica nel corpus riquieriano; cfr. canzone XXIII, Pus sabers no·m val ni sens, v. 32 («M'a fag donar ez estraire»); pastorella III, Gaya pastorelha, v. 22 («e senes estraire»); pastorella VI, A Sant Pos de Tomeiras, v. 40 («vos es ben temps d'estraire»); epistola IV, Qui conois et enten, v. 290 («non ama ses estraire»).
 
26. penr'es: Pfaff penres.
 
28. bon saber: cfr. la tenzone nº 14, nota al v. 40.
 
29. Per l'espressione fis amaire, cfr. canzone XXIII, Pus saver no·m val ni sens, v. 7; tenzone nº 14, v. 33 (e relativa nota).
 
31. Pfaff: qu'el.
 
32. mal razonatz: per espressioni sinonimiche, cfr. più avanti il v. 41 (razonatz gran erransa), dove Guiraut ribadisce a ripresa di cobla l'accusa espressa qui in chiusura, ed il partimen nº 11, v. 44 (razonatz fulia).
Per partir [un joc], cfr. torneyamen nº 6, nota al v. 35.
Un rimprovero di questo tipo, con l'implicazione anche del verbo partir, era già stato fatto da Luchetz Gateluz a Bonifaci Calvo nell'ambito del partimen BdT 101.8a, Luchetz, se·us platz mais amar finamen, già citato per il torneyamen nº 6, nota ai vv. 35-36. Sdegnosi per l'argomento proposto loro dai rispettivi compagni si dimostrano (in due jeux-partis già citati nella nota introduttiva) anche Rainaut d'Albusso nel partimen con Gui d'Ussel (ed. AUDIAU, p. 64, vv. 9-10): «En Gui d'Ucel, ges non fora razos / Qu'eu respondes en aital partimen», e Blacatz, che inizia la sua prima cobla di risposta alla sfida di Pistoleta affermando (ed. NIESTROY, p. 71, vv. 9-10): «Pistolleta, a follor / vos tenc qar aisso enaissi partetz».
 
39. esmansa: cfr. partimen nº 12, nota al v. 13.
 
42. La balansa è un'immagine non inusuale nei testi trobadorici: in questo contesto è utilizzata nell'accezione di 'posizione in bilico', dunque per raffigurare le incertezze dell'amore. Cfr., ad esempio, canzone V, Amors, pus a vos falh poders, v. 38: «tant que·ls croys ten en balans»; Bertrand de Ventadorn, Tant ai mo cor ple de joya (BdT 70.44, ed. APPEL, p. 259), vv. 37-40: «Tant n'enten bon'esperanssa, / vas que pauc m'aonda, / c'atressi·m ten en balansa»; Rigaut de Berbezilh, Eissamen com la pantera (BdT 461.102, ed. VARVARO, p. 218), vv. 9-10: «et en altretal semblansa / mi ten amors en balansa»; Folquet de Marselha, Ja no·s cuig hom qu'ieu camje mas chansos (BdT 155.11, ed. SQUILLACIOTI, p. 313), vv. 5-6: «c'atressi·m ten cum se sol en balansa, / desesperat ab alques d'esperansa»; Peire Vidal, Quant hom honratz torna en gran paubreira (BdT 364.40, ed. AVALLE, II, p. 393), v. 28: «E ma dona·m ten en aital balansa», e v. 55: «Quar no s'en te mos Rainiers en balansa»; Bertran d'Alamanon, D'un sirventes mi ven gran voluntatç (BdT 76.8, ed. SALVERDA DE GRAVE, p. 54), vv. 5-6: «C’al mieu senblan il regnan folamen, / E·l papa mal, car los ten e balansa», e, dello stesso trovatore, Nuls hom non deu eser meraveilaz (BdT 76.13, ed. SALVERDA DE GRAVE, p. 135), vv. 15-16: «E pois el ten de tot ren la balansa, / Tornar mi deu per dreiz en benenansa». Per l'ambito psicologico-moraleggiante, in cui assume prevalentemente il valore di equilibrio mentale, cfr. CAPUSSO, L'Exposition, p. 201, nota al v. 772.
 
45. pec razonars: per un sintagma simile (pec razonador), cfr. partimen nº 13, v. 51 e relativa nota.
 
47. Il sostantivo pezansa è utilizzato da Guiraut sempre in posizione rimica: cfr. pastorella IV, L'autrier trobei la bergeira, v. 50 («e tenc m'o a gran pezansa»); Supplicatio, v. 859 («de nom, don ai pezansa»); epistola XV, Si·m fos tan de poder, v. 128 («l'autre, car a pezansa»); partimen nº 12, v. 54 («valetz mays, tostemps pezansa»). Per il valore che il termine assume nella sfera amorosa della lirica trobadorica, cfr. CROPP, Le vocabulaire courtois, pp. 294-296.
 
51- 56. Rispetto alle coblas, che si sviluppano secondo le usuali convenzioni dei partimens, nelle due tornadas sembra di leggere un riferimento sottinteso – e per noi posteri incomprensibile – ad avvenimenti reali.
 
51. «Amansa, 'amour', est une forme créée par les troubadours et employée toujours à la rime» (CROPP, Le vocabulaire courtois, p. 407, n. 82).
 
52. Sulla costruzione impersonale del verbo oblidar (forse per analogia con il suo antonimo sovenir), cfr. JENSEN, The Syntax, p. 220 e CAPUSSO, L'Exposition, p. 178, nota al v. 406.
 
54. Guiraut utilizza lo stesso rimante nella tornada del partimen nº 1, v. 51 : «que falhitz es et yeu ay vo·n proat».

 

 

 

 

 

 

 

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