2. m’es greu ... car: car sta in luogo di que, come accade frequentemente (cfr. III, v. 21; cfr. anche F. DIEZ, Gramm. der romanischen Sprachen, Bonn, 1882, p. 1010). Un esempio di tale uso dopo greu m’es si ha nella tenzone tra «Linhaure» (ossia Raimbaut d’Aurenga) e Guiraut de Borneill, v. 57-58 Giraut, greu m’es, per Sanh Marsal, / car vos n’anatz de sai nadal (ed. A. KOLSEN, Sämtl. Lieder des Trob. Giraut de Bornelh, Halle, 1910, I, p. 378). - chans e deportz: un altro esempio dell’accostamento dei due sostantivi nella canz. Ges de chantar di Bernart de Ventadorn, v. 27 que d’aqui mou deportz e chans (ed. C. APPEL, Halle 1915, p. 119). Sullo sviluppo semantico di deport cfr. E. LERCH, Trobadosprache und religiöse Sprache, in Cultura neolatina, III, 1943, p. 223 e segg.
5. a pans: pan vale «brandello», «ritaglio», «scampolo»: cfr. L. R., IV, p. 408, ove è citato appunto questo passo. Cfr. anche XXII, v. 34.
8. esser enans: enans qui è sostantivo e significa «vantaggio», «utilità» ; cfr. L. R., II, 95; S. W., II, p. 414; VI, p. 505; KOLSEN, ibid., glossario.
9. mans: credo che anche qui la v. significhi «ordine», «comando», come nella canz. V, v. 20 (cfr. L. R., IV, p. 134; S. W., V, p. 82, 2): si ha cioè una allusione ai comandi dati dalle dame ai cavalieri di cui avevano accettato il servir. Si tratta di un’espressione tolta anch’essa dalla sfera del vassallaggio. Ho creduto meglio tradurre con una serie di infiniti: ma si tratta, naturalmente, di una serie di casi retti singolari.
13. mermatz: su mermar, «diminuire» cfr. L. R., IV, p. 198; S. W., V, p. 239, 1; e A. CAVALIERE, Le poesie di Peire Raimon de Tolosa, Firenze, 1935, p. 1, 24 (n. al v. 16 della canz. Us noels).
14. prezanz: col valore di prezatz: cfr. Gaucelm Faidit, Fortz chauza, v. 21 pus ren no·i val belh ditz ni fait prezan (ed. C. APPEL, Prov. Chrest., Leipzig, 1930, p. 120; nel gloss. «tüchtig», «trefflich»); e gli esempi raccolti dallo STIMMING, Bertran de Born, Halle, 1879, p. 255, n. al v. 42 del n. 12.
15-16. L’immagine è stata probabilmente attinta alla canzone Tant ai ben dig di Peire Vidal, v. 21-24 e·m fier al cor ses falhensa / ab un cairel de plazensa / fabregat el foc d’amor, / temprat de doussa sabor. Cfr. la n. 532 del cap. II. - per tal: credo che questa espressione, legata al qe del v. 17, significhi «in modo tale (che)...», «in tal maniera (che)...». Col costrutto comunemente si ha il congiuntivo ( S. W., VIII, p. 13, 16): ma la costruzione col congiuntivo si usa per esprimere un’azione eventuale, che deve ancora avvenire, o comunque incerta, come nei v. 7664-66 di Flamenca citati come esempio dal S. W. ( eu dis que la marga daria / a cel que prumiers jostaria / per tal ques autre·n desroques; ove anche il CRESCINI, Manuale per l’avviamento, Milano, 1926, gloss., voce tal, interpreta «per tal modo che...» «così che...»), mentre in questo passo di Sordello si indica un fatto certo, reale già accaduto. Mi pare escluso il senso di «weil» dato dal S. W. alla costruzione con l’indicativo al n. 17 con un unico esempio tratto dal Voyage de Saint Patrice.
20. enveios. Con lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXI, 1897, p. 256 e col S. W., che cita il passo (III, p. 101, 3), ho posto la virgola dopo enveios, anziché prima, come aveva fatto il DE LOLLIS. Il S. W. traduce enveios (sul cui senso anche lo SCHULTZ-GORA, ibid., e il NAETEBUS, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Archiv f. das St. d. n. Spr. u. Lit., XCVIII, 1897, p. 207, erano rimasti incerti) con «Begier erregend, Lust erweckend», aggiungendo però un punto interrogativo. Inclinerei a tradurre «che eccita l’emulazione», «che suscita emulazione». O si può addirittura arrivare a «che eccita-l’invidia»?
21. laus: «giudizio»: cfr. L. R., IV, p. 28; S. W., IV, p. 334, 2; cfr. XII, 49; XVIII, 22.
22. cui ... amans: per questa perifrasi, assai comune, formata da un participio unito al verbo esser cfr. II, v. 34 e nota relativa.
23. pesans: cfr. S. W., VI, p. 303, 4.
25. en: per en che indica motivo e causa cfr. esempi citati dallo STIMMING, Bertran de Born, gloss., p. 339; e cfr. XXXV, v. 3. - mil tans: letteralm. «mille tanti» : tant e aitant coi numerali sono considerati come sostantivi e seguono quindi le regole della flessione. Cfr. Folquet de Marseilla, canz. Amors, merce, v. 6 e·l servizis es me mil tans plus bos (ed. S. STROŃSKI, Cracovie, 1910, p. 44); Peire Raimon de Tolosa, canz. Pus vey parer, v. 12-13 bel’e plazens e benestans / mil tans plus que dire no say (ed. CAVALIERE, p. 75) e canz. Tostemps aug dir, v. 29 ans m’abelhis mil tans que no sai dir ( ibid., p. 108). Cfr. L. R., V, p. 301; STIMMING, ibid., p. 234, n. al v. 20 del n. 3; APPEL, Prov. Chrest., gloss. In Sordello l’espressione ritorna al v. 16 del n. XXX.
25-26. L’idea espressa in questi versi è anche nella canz. IV, v. 25-27.
29-30. Il DIEZ, Leben u. Werke d. Tr., Zwickau, 1829, p. 474, n., ricorda a proposito di questi due versi il petrarchesco Sotto biondi capei canuta mente ( R. v. f., CCXIII, 3). Il DE LOLLIS, Vita e poesie di Sord., Halle, 1896, p. 294, ricorda anche il v. 88 del Trionfo della Castità; e aggiunge che l’idea si trovava già in Peire Vidal, Per pauc de chantar, v. 52-53 bel’es sobre tota beutat / et a sen ab joven mesclat (ed. J. ANGLADE, Paris, 1923, p. 104). - s’es: cfr. I, v. 24 e nota relativa.
31. acortz: il DE LOLLIS, ibid., p. 295, traduce acort «tratto, maniera di trattare». Si potrebbe forse, però, intendere anche nel senso di «concessione», «assenso» (S. W., I, p. 17, 3 «Bewilligung, Erlaubnis»), traducendo de durs acorz «di difficili concessioni», in contrapposizione al gen acordans che segue.
33. qe·l: tale lezione, data da A, è senza dubbio la lezione esatta; erra il DE LOLLIS accettando quels da D I K; cfr. E. LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXII, 1898, p. 257. - trenchans: letteralm. «taglienti». Si poteva forse anche conservare nella traduzione questo aggettivo, per lasciare alla frase tutta la forza dell’espressione originale.
34. trac:per mal traire cfr. V, v. 42.
36. ‘n: si riferisce all’altezza e nobiltà morale della dama, a cui si accenna nei versi precedenti.
39. a mos ans: letteralm. «ai miei anni», cioè «per tutta la vita».
40. reing: renhar qui nel solito senso di «comportarsi», «agire», «vivere»; cfr. II, v. 3; VI, v. 21.
41. lassat: «allacciato»: cfr. VI, v. 42.
42. al prim lans: il L. R., IV, p. 18 cita questa passo di Sordello, traducendo «de prime abord»; cfr. anche S. W., IV, p. 319, 4. E cfr. di Sordello XLIII, v. 1233 az un lanz.
45-46. Si deve vedere in questo passo una allusione alla donna dal cuore mutevole a cui si accenna nella canz. X, v. 35 e segg.? Oppure si vuol dire che la dama è venuta in soccorso del poeta tormentato per l’amore concepito per lei accogliendolo tra i suoi fedeli?
49. acor: da acorre: L. R., II, p. 491; e cfr. S. W., I, p. 15; KOLSEN, Sämtl. Lieder des Trob. Giraut de Bornelh, gloss.
50. faich gai de...: per questa costruzione di faire cfr. STIMMING, Bertran de Born, p. 234, n. al v. 29 del n. 3. Cfr. anche APPEL, Bernart de Ventadorn, gloss.
55-56. Letteralm.: «in cui cresce la verità quanto più uno li loda ( oppure quanto più si lodano)». Per on plus cfr. VI, 24; per la perifrasi es lauzans cfr. il v. 22, e II, v. 34 e nota relativa; n’ = «di essi», rifer. a pretz e beutatz (cfr. v. 25).
59. d’entre·ls dos portz: passo di interpretazione quanto mai incerta. Si deve intendere port nel senso di «porto» (di mare), e pensare — accogliendo la seconda delle ipotesi accennate dubitativamente dal DE LOLLIS (ibid., p. 295) — che qui si alluda a un «tratto della costa provenzale»? O dobbiamo invece intendere la parola nel senso di «passo di montagna» o genericamente di «montagna»? Questa seconda interpretazione a me sembra più verisimile; e può darsi che colga nel vero l’ipotesi messa innanzi dal FABRE, Guida de Rodez, baronne de Posquières, in Annales du Midi, XXIV, 1912, n. 166, secondo la quale i dos portz sarebbero i passaggi delle Alpi da una parte e i passaggi dei Pirenei dall’altra: infatti con portz si indicarono soprattutto, come è noto (cfr. L. R., IV, p. 603 e soprattutto S. W., VI, p. 466, 3-4), i Pirenei e le Alpi: sicché si potrebbe vedere nella frase una allusione a tutta la zona della Francia meridionale, stendentesi tra le Alpi e i Pirenei, e in particolare alla Provenza (è la prima ipotesi del De Lollis, accennata peraltro, dall’illustre studioso, assai genericamente). Il Fabre vuole però trovare nella frase una prova che la canzone si riferisce a Guida di Rodez, baronessa di Posquières, perché Posquières è posta ad eguale distanza dalle Alpi e dai Pirenei: e qui la sua tesi, benché suggestiva, mi sembra poggiare su basi tutt’altro che solide.
62. saboros: S. W., V, p. 128 «delectable, délicieux». Unito con dit ricorre ad es. in Flamenca, v. 539 siei dig plazent e saboros.
63. trians: lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 256, traduce « ausgewählt, hervorragend ». Cfr. anche S. W., VIII, p. 462, 15.
64. entiers: nel senso di «perfetto» (S. W., III, p. 69, 2).
70. agradans: nel Petit dict. del LEVY, Heidelberg, 1923, agradan è tradotto con «qui plaît, agréable»; nel glossario della Prov. Chrest. dell’APPEL è reso con «wolhgefällig». La voce è evidentemente richiamata dal precedente grazitz: abbiamo uno dei soliti giuochi di parole fondati sull’accostamento di voci di senso simile e di analoga radice di cui è ricca la lirica trobadorica. Ho cercato di conservare tale giuoco di parole nella traduzione.
71. al prim lans: cfr. v. 42.
73-75. Osserva il DE LOLLIS, ibid., p. 295, che «il concetto, così espresso com’è in questi versi, con una tal quale artificiosa copia di particolari, non è comune tra i trovatori provenzali»: e ricorda Folquet de Marseilla, canz. En chantan, v. 9 ove è detto semplicemente Q’ins el cor port, dona, vostra faisso (ed. STROŃSKI, p 27). - trenchans: secondo il DE LOLLIS, ibid., è participio con valore di gerundio, come il chantans del v. 51; lo SCHULTZ-GORA invece (ibid.), più giustamente, osserva che esso qui ha quasi il senso di un aggettivo, essendo unito a semblans, e traduce: «die Liebe prägte mir Euer Antlitz mit scharfen Zügen in das Hertz». Cfr. S. W., VIII, p. 435, 4. |