1 e segg. Per il paragone fra i tesori nascosti e il senno non comunicato ad alcuno cfr. l’ Introduzione, p. CLXX; e cfr. B. PERETZ, Altprovenzalische Sprichwörter, in Romanische Forschungen, III, 1887, p. 430 e 439; E. CNYRIM, Sprichwörter, Marburg, 1888, p. 41, n. 624, 625.
2. ista: forme di estar con indebolimento di e- in i- si trovano anche, come nota il DE LOLLIS (Vita e poesie di Sord., Halle, 1896, p. 296), nella Vita di Santa Enimia (K. BARTSCH, Denkmäler, Stuttgart, 1856, p. 233, 234, 279). Un altro es. nel L. R., III, p. 202.
4. cel’e·l: accolgo l’emendamento proposto dal BARTSCH, Beiträge zu den romanischen Literaturen, inJahrbuch für rom. u. engl. Lit., XI, 1870, p. 2 e dallo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio Le poesie inedite di Sordello del PALAZZI, in Zeitschr. f. rom. Phil., XII, 1888, p. 271, accolto anche dal CRESCINI, Manuale, Milano, 1926, p. 297. Il SUCHIER, rec. della memoria Le poesie inedite del PALAZZI, in Literaturblattf. germ. u. rom. Phil., IX, 1888, col. 317, proponeva invece cela ol. Il DE LOLLIS mantiene celal, aggiungendo «non mi sembra impossibile una tal crasi» (ma propriamente non si tratterebbe qui di una crasi; cfr. SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXI, 1897, p. 256). Il CHAYTOR segue il De Lollis (di cui riproduce il testo nella sua edizione), scrivendo però cela·l, ma dichiara preferibile, in nota (p. 180), l’emendamento del BARTSCH e dell’APPEL.
7. qui: nel solito senso di si quis; - metre: qui vale «spendere» (cfr. XL, v. 4).
10. gen: pongo qui una virgola, seguendo l’APPEL, Prov. Chrest., Leipzig, 1930, p. 165, e lo SCHULTZ-GORA, ibid., p. 256, in quanto il soggetto di obra sembra essere sen.
12. a sazo: credo che sia da tradurre «a tempo opportuno», come suggerisce lo SCHULTZ-GORA, ibid., p. 256, la cui opinione è stata accolta dal S. W., VII, p. 494, 8 (ove è citato questo passo) e dal CRESCINI (il quale, Manuale, gloss., p. 446, traduce «a tempo», «a suo tempo»). L’APPEL, ibid., gloss. traduce «bisweilen». Il DE LOLLIS rimanda al L. R., V, p. 164 e 184 e traduce «secondo l’occasione».
15. profieh: si noti la grafia -h per –ch: grafia, come nota il DE LOLLIS, tutt’altro che rara (cfr. P. MEYER, in Romania, XIV, p. 291 e segg.). Si trova anche più oltre (v. 183, 649, 726, ecc.).
19. diversas: il CRESCINI, gloss., traduce «singolari, peregrine».
25. segon que l’auzirez: tolgo col MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, in Sitzungsberichte der Kais. Akademie der Wissenschaften di Vienna, Phil.-hist. Klasse, LV, 1867, p. 19, il CRESCINI, Manuale, p. 297 e l’APPEL, Prov. Chrest., p. 165, la virgola posta dal DE LOLLIS dopo auzirez; segon que è da intendere col Mussafia nel senso di «im Folge davon, dass», «mit Rücksicht auf den Umstand, dass» (o anche, sec. l’Appel, nel senso di «gemäss dem, dass»). È inaccettabile l’emendamento se non que la veirez complida, proposto dal SUCHIER, ibid., col. 318 (contro il quale cfr. le osservazionio del Mussafia e del De Lollis). - complida: nel senso di «ripiena», «piena».
27. e: il SUCHIER, ibid., vorrebbe leggere es.
29. forsa: «Beistand», «Hilfe»: S. W., III, p. 561, 3 (ove è citato il passo); - escriptura: «Schriftwerk» : S. W., III, p. 196, 3 (ove è citato il passo).
48. de totz bes empara: emparar alcu de... significa «provvedere uno di...»: cfr. APPEL, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Literaturblatt f. germ. u. rom. Phil., XIX, 1898, col. 231; S. W., II, p. 378, 6; nonché la nota e il glossario dell’ed. DE LOLLIS.
53. Qui: nel solito senso di si quis. Questo particolare significato di qui ricorre moltissime altre volte nel poema, e non sarà necessario notarlo d’ora innanzi.
66. metaz razo: cfr. S. W., VII, p. 60, 2, il glossario del CRESCINI, Manuale, e il glossario dell’APPEL, Prov. Chrest.
69. no·s o: correzione proposta dallo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 271, e accolta anche dal DE LOLLIS e dal CRESCINI; no·s naturalmente sta per no·us.
77. guerrier: nel senso di «nemico»: cfr. XXIII, v. 7 e la nota relativa.
84. mo[u]: lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 256 inclina a mantenere, con l’APPEL, Prov. Chrest., p. 166 (cfr. p. XXXVIII) il mo del ms., che ritorna al v. 163.
86. menz de: «senza»: cfr. S. W., V, p. 197, 1. Cfr. i v. 664 e 709.
89. re: al caso obliquo per attrazione: cfr. v. 457 e 460.
96.est: per questa rara forma di 2ª pers. plur. dell’indic. pres. di esser cfr. APPEL, Prov. Chrest., p. XL, che ne addita un altro esempio (Jaufre, v. 625 degli estrattipubblicati dall’Appel).
101. quez a: il SUCHIER, rec. della memoria del PALAZZI, col. 318, vorrebbe leggere qu’a.
103. fai: seguo lo SCHULTZ-GORA,rec. del vol. del DE LOLLIS, e l’APPEL, Prov. Chrest., p. 166. Il DE LOLLIS, il CHAYTOR e anche il LEVY (cfr. nota seg.) mantengono il faiz del ms.
104. no s’en: il LEVY, in Literaturblatt f. germ. u. rom. Phil., XVI, col. 232, propone di leggere no·s en (= no·us en: cfr. v. 69); bisognerebbe, in tal caso, intendere res come soggetto, col senso di «persona», e considerare razonar come transitivo (= «difendere», «salvare»). - L’APPEL, Prov. Chrest., gloss., traduce in questo passo se razonar con «sich verteidigen», «seine Sache führen». Il CHAYTOR, p. 182, osserva, a proposito del senso complessivo del passo: «I. e. God and the world make up the sum-total of existence. If, therefore, a man does what is despleasing to these two, he becomes incapable of action, having nothing else to fall back upon».
111. soi agutz: in luogo del più comune ai estat: cfr. L. R., II, p. 157; F. DIEZ, Gramm., Bonn, 1882, p. 512, n.; E. LEVY, Poésies religieuses, Paris, 1897, p. 25; C. APPEL, Prov. Inedita, Leipzig, 1892, p. XIX; CRESCINI, Manuale, p. 125.
117. deffaillimen: «Verminderung», «Verschlechterung» : S. W., II, p. 35, 3, ove è citato il passo; cfr. v. 130 son tornat menor. Sul passo cfr. anche SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 271 (che vorrebbe porre una virgola al posto del punto interrogativo).
120. Zo fai a dir: «this may be said» (CHAYTOR, op. cit., p. 182). Per faire a + inf. cfr. S. W., III, p. 385, 23.
133. mostr’e·l: interpretaz. proposta dallo SCHULTZ-GORA, ibid., e dal SUCHIER, ibid., e accolta anche dalDE LOLLIS e dal CHAYTOR.
134. sol: con valore di passato: cfr. XV, v. 53 e la nota relativa.
135. Letteralm. «ora ne è venuto meno più di un terzo». Per esser menz cfr. S. W., V, p. 198, 4.
141. dels ... son: esser de = «provenir», LEVY, Petit dict.: e cfr. S. W., III, p. 212, 3.
144. ses cug: equivale, come nota il DE LOLLIS (Vita e poesie di Sord., p. 297) a senes crer, nel senso di «senza alcun dubbio», «certamente»; cfr. anche SCHULTZ-GORA, Zeitschr. f. rom. Phil., XII, p. 275; S. W., I, p. 428, 3 (ove è citato il passo).
148. qui: mantengo, seguendo lo SCHULTZ-GORA, ibid., p. 256, la lezione del ms.; qui sta per cui, come ai v. 201, 575, 631, 948.
153. afar: qui nel senso di «condizione», «modo di vivere» (cfr. L. R., III, p. 263); - a natura torna: per tornar a cfr. S. W., VIII, p. 302, 8.
161. m’en soi ... passatz: se passar de equivale a «abmachen», «abfertigen», «erledigen»: S. W., VI, p. 122, 31, ove è citato il passo. Cfr. anche il gloss. dell’ed. DE LOLLIS (se p. breumen de = «passarsi brevemente di una cosa, spacciarsene in poche parole»).
165 e segg.: osserva il CHAYTOR, op. cit, p. 182: «The argument is: Man has within him certain capacities for good, and no amount of explanation will increase the strenght of these: let him live as well as he can, and all will be well with him». - razonamenz ni uchaisos: il S. W., VII, p. 66, cita il passo e propone di tradurre razonamenz ni uchaisos «Vertheidigung und Anklage», ma riconosce che il passo suscita non pochi dubbi.
172. vio: in luogo di viu.
176. trevar: vale «frequentare», «bazzicare»: cfr. S. W., VIII, p. 455 e la nota dell’ed. DE LOLLIS. Il verso di Aimeric de Belenoi cit. dal De Lollis e dal S. W. (canz. Tant es d’Amor, v. 21, Ans val ben tan totz hom qu’ab elhas treva) si trova a p. 127 della recente ediz. della DUMITRESCU (Paris, 1935). Cfr. anche F. MISTRAL, Tresor d. felibr., Aix-en-Provence-Avignon-Paris, 1878-86, II, p. 1044 (treva).
177. semblar: qui nel senso di «eguagliare»: cfr. XIX, v. 38 e la nota.
178-79. ardit ... larc: casi obliqui (accusativi) dipendenti da semblar.
180. atendre: per atendre (en) cfr. L. R., V, p. 234 («s’appliquer», «êtreattentif», «porter ses soins»).
184. an sazo: per aver sazo cfr. S. W., VII, p. 496, 16 («am Platze sein», «angebracth sein») ove è citato questo passo; e cfr. L. R., V, p. 164.
192. aparianz: «accointant» (L. R., IV, p. 415). Il CHAYTOR (gloss.) traduce apariar intransitivo con «join in society, be sociable».
194. bes: si potrebbe anche col NAETEBUS, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Archiv. f. das St. d. n. Spr. u. Lit., XCVIII, 1897, p. 207, emendare il bes inbe.
202. entre·ls: correzione proposta dal LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXII, 1898, p. 257. Il De Lollis mantiene la lezione del ms., osservando però in nota : «entre non è tra le particelle che presero l’-s caratteristico (cfr. DIEZ, Gramm., p. 736), e con ugual diritto che a un livellamento analogico si penserebbe forse a una riduzione di entrels pari a quella di des da dels».
203. que: per faire que cfr. L. R., III, p. 262; S. W., III, p. 380, 1. Cfr. anche la nota del DE LOLLIS, che però è inesatta (cfr. SCHULTZ-GORA, rec. al vol del DE LOLLIS, p. 257, che rimanda ai Vermischte Beiträge del TOBLER [I, p. 11]); e APPEL, Prov. Chrest., gloss.
204. d’un brio: «d’un momento», «di breve durata»: cfr. L. R., II, p. 259; S. W., I, p. 166.
211. lo: accolgo l’emendamento proposto dal LEVY, ibid.; cfr. v. 1065 e XX, v. 22. Il DE LOLLIS e il CHAYTOR mantengono li.
215. laus el: il PALAZZI leggeva erroneamente lau sel: ma cfr. SUCHIER, rec. alla memoria del PALAZZI, la cui interpretazione è stata seguita anche dal DE LOLLIS e dal CHAYTOR. – qui·s = qui sibi, con si pleonastico: cfr. XIV, v. 23 e la nota relativa.
220. d’aqel aib bos: de vale qui «quanto a», «in fatto di»: cfr. la nota del DE LOLLIS (Vita e poesie di Sord., p. 298).
222-23. graziz, pels pros...: così interpunge il DE LOLLIS, che osserva: «Poiché Sordello riprova la condizione dell’uomo che non ha se non una sola buona qualità, non è ragionevole che la dica lodata dal pros, mentre è affatto naturale che questi non tengan conto alcuno dell’uomo unilaterale al momento in cui la sola qualità da lui posseduta riesca inutile o superflua ». Il PALAZZI invece pone la virgola dopo pros; e il NAETEBUS, rec. al vol. del DE LOLLIS, preferirebbe tale interpunzione. Il CHAYTOR segue il DE LOLLIS.
228-29. a prezar non ... fai a prezar: per faire a + infin. per indicare necessità o convenienza cfr. XVII, v. 20 e la nota. La nota del DE LOLLIS è inesatta: cfr. SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257, che rimanda anche all’ed. di Peire Rogier dell’APPEL, Berlin, 1882, p. 73.
232. solatz: qui e al v. 240 nel senso indicato dallo JEANROY e dal SALVERDA DE GRAVE, Poésies de Uc de Saint Circ, Toulouse, 1913, p. 185, alla lett. D («talents des société, qualités d’une personne agréable à fréquenter, charme»).
234. depart: departir qui vale «discernere», «distinguere»: cfr. S. W., II, p. 95, 1. Il DE LOLLIS nel gloss. lo traduce con «divisare».
248. dechaia: il DE LOLLIS rimanda al DIEZ, Gramm., p. 1007.
253-54. vai moren ... vai faillen: per anar col gerundio, cfr. VIII, v. 40.
255. part tot: il LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257, propone di correggere tot in totz.
263. una: il LEVY, ibid., si domanda se questa parola non sia da espungere.
271. lauza·l: mantengo, col DE LOLLIS e il CHAYTOR, il congiunt. pres. in -a, che ricorre più volte nel poema, sia nella 3ª sing. che nella 3ª plur. (cfr. i v. 353, 530, 593, 779, 1227). Cfr. anche SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 271.
273. chastiu: ho conservato, col DE LOLLIS e ilCHAYTOR, questa forma, che sembra accettabile anche allo SCHULTZ-GORA, ibid., p. 272, in quanto è documentabile almeno come 3ª pers. sing. dell’indicativo pres. (cfr. CRESCINI, Manuale, p. 54). Il DE LOLLIS osserva che a tale forma sembra che qui possa venire «il valore di 3ª cong. da un’istintiva parificazione col lauzal del v. 271, dove la forma di ind. in -a vale appunto pel cong.». Per se castiar de... nel senso di «astenersi da...» cfr. S. W., I, p. 227, 8.
276. entrametez: sulla forma entrametre che ricorre costantemente nel nostro testo (v. 360, 700, 760 ecc.) in luogo del più diffuso entremetre cfr. l’ampia documentazione data nel S. W., III, p. 86.
278. lais ... estar: per laisar estar, «sein lassen wie es ist», «sich selbst überlassen» cfr. S. W., p. 309-10; e cfr. L. R., III, p. 202.
292. pauc ai esplegat: si potrebbe tradurre anche «ho ottenuto uno scarso risultato». Su esplegar cfr. S. W., III, p. 270, 2, ove è citato questo passo («ausrichten, erreichen, Erfolg haben»). L’APPEL, rec. al vol. del DE LOLLIS, col. 231, si domanda se in luogo di ai non si debba leggere a oppure a i.
293. si deu acordar: per s’acordar de nel senso di «mit sich eins werden, beschliessen» cfr. S. W., I, p. 16, 2.
304. menz ... non seria: per esser menz «mancare» cfr. S. W., VI, p. 163, 16.
307. de son poder: «nach Massgabe seiner Kräfte», secondo lo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 257 e il S. W., VI, p. 412, 11 (ove si cita questo passo). - qu’aissi s’enten: il senso della frase non è chiaro; anche nel S. W., ibid., a fianco di essa è posto un punto interrogativo.
309. sezat: sezar ha qui il senso di «tenere bene», «tenere in buon ordine», o anche «tenere ben fornito», in modo da poter accogliere degnamente gli ospiti: cfr. la nota del DE LOLLIS e il S. W., VII, 639 (ove si cita il passo).
321. anar sobre·l fre: «sich zügeln», «sich mässigen»: S. W., III, p. 595 (ove è citato il passo); cfr. L. R., III, p. 395.
339-41. II passo è stato ben chiarito dal DE LOLLIS (Vita e poesie di Sord., p. 299). Cfr. anche SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 272 e rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257; e S. W., II, p. 248, 12, ove il passo è citato.
342. c’obs: il PALAZZI leggeva erroneamente E obs: ma il C è chiarissimo nel ms.
344. de son cors: cioè mostrandosi prode nei tornei e in guerra, affrontando impavidamente i pericoli, ecc.
348. Si tratta della lode di cui si parla in questo paragrafo: cfr. v. 331 e segg.
360. s’entramet de follor: per s’entrametre de... = «se mêler de...» cfr. L. R., IV, p. 226; per la forma entrametre cfr. v. 276.
368. verais: cfr. S. W., VIII, p. 657, 2 (ove è citato il passo).
371. cargatz: il PALAZZI propone [s]cargatz, e il SUCHIER, rec. alla memoria del PALAZZI, col. 318, vorrebbe leggere largatz; ma la lez. del ms. va mantenuta (cfr. SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 272, e la nota del DE LOLLIS). Qui si allude — come nota lo Schultz-Gora — non al debito, ma al dovere di pagare il debito, del quale il debitore deve avere vivo il sentimento. Per l’immagine del fardello cfr. il v. 373, nonché XXII, v. 11-12.
374. a sazo: «a volte»: cfr. L. R., p. 164.
384. chascuna: ossia tanto il fare quanto il soffrire desmesura. Il DE LOLLIS osserva: «è lecito sospettare chechascuna, anziché da accordare con desmesura, sia da considerare come un altro esempio di forma pronominale femminile con significato di neutro»; cfr. la n. ai v. 863-64.
386. e il meschai: meschazer col dat. qui vale «übel ergehen» (S. W., V, p. 245, ove si cita il passo).
393-94. zo que, ses mesura...: letteralm. «cosa che, senza misura, non v’è uomo vivente che fare lo potesse». Ho seguito in questo passo molto discusso l’interpretazione del MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 19 e seg. Zo que è in rapporto con Dieu e·l segle retenria; o riprende di nuovo zo que; qu’o è una correzione proposta dallo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 272, e giudicata indispensabile anche dal Mussafia, del quom del ms. (è da notare che il ms. ha Res, non Bes come ritiene il Mussafia, pur proponendo — naturalmente — l’emendamento Res). Il DE LOLLIS legge: Zo qu’e[s] ses mesura non es / Res vivenz qu’om faire pogues, pensando che la -s finale di es sia stata soppressa, come accade in altri casi (ad es. a XX, v. 44) per influsso della s- iniziale di ses che segue, e intende: «di tutto ciò che è senza misura nulla v’ha al mondo (vivenz = esistente) che uomo potesse fare». Lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257, legge zo que ses mesura non es / bes (= be es) vivenz qu’o faire pogues, intendendo «was nicht ohne Mass ist (also was Mass hat) gut lebt der, welcher das thun könnte». Dal canto suo il SUCHIER, rec. alla memoria del PALAZZI, col. 318, propone, allentandosi alquanto dalla lezione del ms.: Lo qu’es ses mesura mort es; / Res vivens faire nol pogues. Cfr. anche la nota del CHAYTOR, che adotta il testo del DE LOLLIS.
398. per dever: «per necessità»: cfr. XIV, v. 22.
399. pezazos: «fondamento»: cfr. L. R., IV, p. 472 e specialmente S. W., VI, p. 166, 2, ove è citato questo passo. Cfr. per l’immagine il v. 404. Cfr. anche SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 274.
402. non: accolgo l’emendamento proposto dal SUCHIER, ibid., ritenuto preferibile al no’l mantenuto dal DE LOLLIS anche dal MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 20.
404. sobre ... mur: letteralm. «conviene che lo muri sopra la lealtà»; si sviluppa (fino al v. 408) l’immagine accennata al v. 399.
407-08. desrocatz: letteralm. «abbattuto», ossia privato del suo pregio. Si continua l’immagine dell’edificio accennata precedentemente. Accetto la punteggiatura e l’interpretazione del DE LOLLIS e del CHAYTOR. Lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257, propone di interpungere: ni nulz om no pot desrocatz / esser d’onor, lials clamatz.
411. sa: aggettivo possessivo pleonastico: cfr. XII, v. 20.
423. n’aia: mantengo, collo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 272 e col SUCHIER, rec. alla memoria del PALAZZI, la lezione del ms., che dà un senso chiarissimo, e che è mantenuta anche dal DE LOLLIS. Il PALAZZI legge [no]’n aja.
425. mais ni menz: cfr. X, v. 39 e la nota relativa.
426. esser fugenz: per questa perifrasi cfr. II, v. 36 e la nota relativa.
427.trevar: cfr. v. 176.
434. totas tres: si riferisce alle tre qualità accennate nei v. 431-32.
439. Pongo con lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257 e il MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 25, un punto esclamativo dopo desvergoignatz. Cfr. S. W., II, p. 17, 4.
440. Pongo il punto interrogativo dopo malvaz come suggerisce lo SCHULTZ-GORA,ibid. Il DE LOLLIS lo pone invece al v. 443 dopo jovenz.
445. leumen: qui tradurrei «senza scampo», ossia come tutti gli altri, senza potersi sottrarre al comune destino.
446. Metto un punto alla fine del verso, come suggerisce il NAETEBUS, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 207. Lo SCHULTZ-GORA, ibid., vorrebbe porre qui un punto e virgola. IlDE LOLLIS invece ritiene opportuno porre qui un punto interrogativo.
449. met: metre ha qui il solito senso di «spendere».
452. l’en mena: seguo la divisione di parole proposta dal PALAZZI, giudicata preferibile anche dallo SCHULTZ-GORA, ibid. Il DE LOLLIS ha l’enmena. Il manoscritto (per quanto, come è ovvio, in tal caso la sua testimonianza non abbia che un valore assai limitato) ha chiaramente len mena.
457. maior: nel codice sembrerebbe di poter leggere maior, ma l’o non è del tutto chiaro e sarebbe anche possibile (benché ciò appaia meno probabile) leggere maier. Maior si può spiegare come caso obliquo usato invece del caso retto per attrazione: cfr. v. 89 e 860 (cfr. la nota del DE LOLLIS al v. 860).
461. captinenza: «behaviour, practice» secondo il gloss. del CHAYTOR.
468. a tot[z]: la correzione è necessaria, come osserva il DE LOLLIS, perché qui si parla delle ragioni per le quali non tutti sanno scegliere il bene che pure tutti dovrebbero fare.
480. esser ... faillenz: cfr. v. 426.
481-82. e qui... melz li vengues...: secondo il DE LOLLIS si ha qui un caso di attrazione (cfr. XXI, v. 31-32); ma cfr. le osservazioni del MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 26, che inclina a negare che qui si abbia una vera e propria attrazione. Per il senso di melz li vengues cfr. S. W., VIII, p. 640, 21, ove è citato il passo.
495. faizonan: faizonar vale qui «sich vorstellen»: cfr. S. W., III, p. 394, 2 (a proposito di questo passo).
510-15. Seguo l’interpretazione proposta dal DE LOLLIS (Vita e poesie di Sord., p. 300), accolta anche dal CHAYTOR. Lo SCHULTZ-GORA, ibid., non approva tale interpretazione, ritenendo che qui metre non significhi «schätzen», ma «aufwenden»; e nell’Altprov. Elementarbuch, p. 188, dopo aver osservato che il passo è tutt’altro che chiaro, propone di intendere: «und Geld hat nur in einem Falle wert». Lo Schultz-Gora si occupa del passo anche nella rec. allo studio del PALAZZI, p. 275. Per quan = com cfr. S. W., I, p. 196, 1. Il BERTONI, I trov. d’It., p. 300 propone di leggere Q[ue] al v. 510.
516. La frase va riferita all’aver: non so vedere nella ricchezza altra utilità che quella di permettere di donare e spendere nobilmente. Si noti che la voce caresa manca nel L. R. e nel S. W.; nel glossario del CHAYTOR è tradotta «value, worth». Nel Petit dict. del LEVY la voce è citata, ma si assegna ad essa unicamente il senso di «réserve».
521. be leu: da collegarsi, come osserva lo SCHULTZ-GORA, Altprov. Elementarbuch, p. 189, con qui vol donar.
522. Su questo verso cfr. SCHULTZ-GORA, ibid., p. 189 e p. 199 (gloss.), secondo il quale il lo di no·l equivale a «es» e saber qui ha il valore di «Gefallen finden an, wertschätzen».
524. sal: da salvar, 3ª sing. cong. pres. (cfr. SCHULTZ-GORA, ibid., p. 189).
526. per fol tengutz: per tener per cfr. XXIII, v. 13 e la nota.
530. s’onra: per se onrar de alcu cfr. SCHULTZ-GORA, ibid., gloss., p. 198 «sich Ehre zueignen von jem.»; cfr. S. W., V, p. 494, 6, ove è citato il passo, ma non è dato il significato del verbo.
532. L’APPEL, rec. al vol. del DE LOLLIS, col. 231, osserva che sarebbe opportuno lasciare uno spazio dopo questo verso, poiché in realtà i v. 533 e segg. non continuano direttamente l’argomento dei versi precedenti. Io ho preferito seguire fedelmente il ms.
538. prenda: prendre ha qui il senso di «accadere»: cfr. I, v. 29; X, v. 4.
541. pot: il NAETEBUS, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 207 si domanda (aggiungendo però a tale proposta un punto interrogativo) se non si debba sostituire puesc a pot.
543. prendon: nel senso di «accettare»: cfr. S. W., VI, 510, 9, ove si cita il passo; cfr. L. R., IV, p. 265. - envitz: «offerte» (S. W., III, p. 112, 5, ove è citato il passo).
545. leuc: ricorre, in luogo di luec, anche ai v. 557 e 558. Il DE LOLLIS giudica che si tratti di «una capestreria grafica del copista»; - que·s fan: per il si cfr. I, v. 24; per faire a cfr. XVII, v. 20.
548-50. Si noti il cambiamento di costruzione che, come osserva il DE LOLLIS, si ha nel secondo elemento della comparazione (com quan pren zo que no s’eschai) rispetto al primo (aicel... qu’esquiva zo qu’a penre fai). Per avere una perfetta rispondenza tra le due espressioni si dovrebbero avere o due proposizioni relative (ital. tanto erra quegli che... quanto quegli che..., per servirsi dell’esempio citato dal De Lollis) o due temporali (ital.: si erra così quando... come quando...). - a penre fai: cfr. v. 545.
552. desadrezeza: «sconvenienza»: cfr. S. W., II, p. 208 (s. v. dezadrecheza), ove è citato il passo.
554. nul: riferito tanto a penres quanto a esquivars.
555. envidaran: envidar vale qui «offrire», «fare offerta»; cfr. il gloss. del DE LOLLIS e il S. W., III, p. 110, 3, ove è citato il passo. - merce claman: intenderei: fortemente gridando che essi hanno pietà della persona che dicono di voler soccorrere (ma si può intendere anche: fortemente invocando pietà per la persona bisognosa di soccorso).
559. juge: qui jutgar per vale «beurtheilen als, ansehen als, halten für» (S. W., IV, p. 289, 4, ove è citato il passo).
562. envidars: infinito sostantivato usato al caso obliquo plurale: cfr. DIEZ, Gramm., p. 921. Un altro esempio al v. 962.
574. destrigar: «schädigen» (S. W., II, p. 179, 5, ove è citato il passo); cfr. L. R., V, p. 426.
584. destriganz: cfr. nota prec.
595. a nul for: per for cfr. L. R., III, p. 362.
602. cortes: cfr. VII, v. 26.
603. esser reprendenz: cfr. II, v. 36.
604. autruis: per autrui declinato cfr. S. W., I, p. 106, 1; cfr. CRESCINI, Manuale, p. 95, e la nota del DE LOLLIS.
607-09. Per questa espressione, che è, come è noto, di origine evangelica (e opportunamente il CHAYTOR richiama la traduzione prov. dell’Evangelo di S. Luca, VI, 41 «per que vezes la busca de ton fraire en son huelh, e la trau non vezes el tieu?») cfr. B. PERETZ, Altprov. Sprichwörter, in Romanische Forschungen, III, 1887, p. 436, e CNYRIM, Sprichwörter, p. 40, n. 590-592. Dei passi ivi citati il più vicino al testo di Sordello appare il passo della cobla anonimaTals conois (P. C., 461, 227), v. 1-2: Tals conois busqu’en autrui huell / q’en lo sieu trau non sa vezer (ed. A. KOLSEN, Zwei prov. Sirventese,Halle, 1919, p. 30). Più lontani sembrano invece il passo della canz. Ges per lo freg, attribuita a Cercamon (v. 24-26 et es razos deschauzida / qu’om veia·l pel en l’autrui olh / et el seu no conois lo trau; ed. R. ZENKER, Die Lieder Peires von Auvergne, Erlangen, 1900, p. 149) e quello della cobla anonima Una genz (P. C., 461, 242, v. 34 Q’en l’autrui oill saben pel descobrir / e non senton la trau q’en lor oill an: ed. A. KOLSEN, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXXVIII, p. 295).
623. somsir: «sommergere»: cfr. S. W., VII, p. 811, 1, ove è citato il passo; cfr. L. R., V, p. 261.
624. en palmas tenir: è il nostro «portare in palma di mano»: cfr. S. W., VI, p. 31, 1 (ove si cita questo passo). L’espressione è viva, in forma alquanto diversa, anche nel prov. mod. (estre pourta sus la paumo de la man, «jouir d’une grande popularité», MISTRAL, Tres. d. felibr., II, p. 506, s. v. paumo).
631. tot: si può intendere, col DE LOLLIS, come un avverbio. Lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257 inclinerebbe invece a considerarlo come un aggettivo, emendandolo naturalm. in tot[z]. - qui ... tire: tirar vale qui «dispiacere»: cfr. S. W., VIII, p. 239 e seg., 25. L’espressione ritorna ai v. 948 e 1201. Per cui cfr. v. 148.
640. segnorils: «herrlich, ausgezeichnet, hervorragend» (S. W., VII, p. 588, 3, ove è citato il passo).
644-48. Per il contenuto cfr. XXI, v. 9 e segg.
650. qu’aigal: il ms. ha quaigal; il DE LOLLIS legge qu’a igal; ma è preferibile, come osserva il MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 21, leggere qu’aigal o qu’igal (cfr. v. 880 ove engal può essere aggettivo, ma può anche esser considerato come una forma indeclinabile), oppure mutare igal in igals accordato con poders. La lezione qu’aigal è accolta dal S. W., II, p. 318, 10, ove è citato il passo. Anche lo SCHULTZ-GORA, ibid. respinge la lezione adottata dal De Lollis e si attiene a quella proposta dal Mussafia.
659. valguesson: il giuoco di parole va inevitabilmente perduto nella traduzione.
664. mens de: cfr. v. 89.
671. grat[z]: adotto la correzione proposta dal DE LOLLIS, accolta anche nel S. W., IV, p. 156, 1, ritenendo anch’io del tutto improbabile (cfr. la nota del De Lollis) una grafia –t per -tz. Certo la forma grat è assai rara (cfr. gli esempi citati dal L. R., III, p. 486 e dal LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257); e il De Lollis si domanda se non sia il caso di emendare grat in gras, obl. plur. di gra, che è la forma più comune. Il De Lollis ritiene che gra fosse preferito a grat per dissimilazione da grat = gratus; ma tale ipotesi è inaccettabile (cfr. LEVY, ibid.).
672. pausat: «disposti»: cfr. L. R., IV, p. 462; S. W., VI, p. 156, 10.
679. obligaz: il DE LOLLIS si domanda se nella lez. del ms. (ove l’ o gli sembra sormontato da un trattino) non si debba «sospettare uno dei tanti casi di epentesi di n» (ma cfr. l’ apparato).
683-84. Per mietat cfr. S. W., V, p. 166, 1 e la nota del DE LOLLIS.
686. nosenatz: «malaccorto». La voce manca nel L. R., nel S. W. e nel Petit dict.
687-88. lur ... de totz: osserva il DE LOLLIS ( Vita e poesie di Sord., p. 266) che il lur «non si può propriamente dire pleonastico, in quanto serve a rinnovare il concetto del gen. de totz dislocato alla dipendenza di declarat». Per questo caso di attrazione cfr. XXIV, v. 6.
700. s’entramet: cfr. v. 360 (ma l’espressione ha qui un senso alquanto diverso).
703. de metre lo grat: la gratitudine che la liberalità fa sorgere in chi è beneficato: esempio di genitivo oggettivo.
704. li ten ... a foldat: per tener a col dativo della persona cfr. S. W., VIII, p. 150, 13; cfr. anche la nota del DE LOLLIS.
706. per razo: il DE LOLLIS (ibid., p. 302) intende «necessariamente»; il LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258 e S. W., VII, p. 64, 17 inclina a tradurlo invece «vernunftgemäss».
709. menz de: cfr. v. 89 e 664.
714. anc: è chiarissimo nel ms. È quindi errata la lettura A no dello SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 714 (che però proponeva anc come emendamento). - baisada: «abbassamento» (la voce manca nel L. R. e nel S. W.; è registrata nel Petit dict.).
715.franc: qui nel senso di «unbeschränkt, zügellos» (S. W., III, p. 586, 8).
719. qui tot vol salvar: ossia che voglia essere liberale e insieme conservare il suo patrimonio.
722.sen faire: «etwas Verständiges thun, vernünftig handeln» (S. W., VII, p. 561, 12).
724. fil: «Weg» (S. W., III, p. 481, 4, ove si cita il passo).
732. demiegz: qui demieg vale «halb, unvollkommen» (in senso figurato): cfr. S. W., II, p. 76 e seg. ove si cita il passo; cfr. v. 1078 e 1079.
733. sen: cfr. v. 775.
734. escur: «schwierig» (S. W., III, p. 201, 5, ove è citato il passo).
737. de conosser: dipende da si pogn, che è retto a sua volta da obs l’es; per se ponhar de + infin. cfr. S. W., VI, p. 450, 1 («streben», «sich bemühen»).
740-41. per ... a decebre: sull’uso di per ... a cfr. DIEZ, Gramm., p. 941.
743. entendensa: qui vale «Bedeutung», «Sinn»: cfr. S. W., III, p. 52, 4, ove il passo è tradotto: «vielmehr ist die Bedeutung die, dass...».
744. conassenza: così ha chiaramente il ms.; la forma è forse spiegabile, come osserva il DE LOLLIS, per dissimilazione (cfr. l’it. «canoscere»).
749-51. Osserva qui il DE LOLLIS: « S’ha qui tra il primo e il secondo verso la soppressione del pronome relativo, per cui cfr. DIEZ, Gramm., p. 1033, e nel terzo la ripetizione della congiunzione que» (per cui cfr. XV, v. 16-18). Ma in realtà, come osserva lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257, il que è sicuramente un pronome relativo riferito a cavaliers (naturalmente nel tradurre ho dovuto collocare il pronome là dove sembrava più opportuno).
752. est[r]azia: correz. già proposta dallo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 273, e accolta anche dal DE LOLLIS e dal CHAYTOR (cfr. l’uso del verbo estraire nello stesso senso ai v. 262, 298, 533, 907, ecc.). Il SUCHIER, rec. della memoria del PALAZZI, col. 318 propose escazia.
756. de far d’armas: ritengo preferibile, con lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 257, far dipendere l’espressione da enveios, anziché — come vorrebbe il DE LOLLIS — da coraios.
758. aten: atendre vale qui «prevedere» (cfr. la nota del DE LOLLIS).
760. de natura: secondo il DE LOLLIS non dipende da larcs o da metenz, ma sta a sé «con valore di modo avverbiale» (— «naturalmente»). Così intende anche il CHAYTOR.
763. per voluntat: «spontaneamente» cfr. la nota del DE LOLLIS e il S. W., VIII, p. 823, 3, ove è citato questo passo.
764. retener grat: cfr. XXII, v. 28.
765-66. cocha ... locha: rimano anche presso Amanieu de la Broqueira (P. C., 21, 1) e Guilhem (o Guiraut) de l’Olivier (cfr. L. R., IV, p. 103).
766. quatre tanz: per tant declinato cfr. XI, v. 25 e la nota relativa.
767-68. Seguo l’interpretazione proposta dal NAETEBUS, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 207, e dal LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258. Il DE LOLLIS invece vorrebbe tradurre «che nel medesimo fatto d’armi non riporta la metà del pregio che l’altro ne riporterà». Il SUCHIER, rec. della memoria del PALAZZI, col. 318, propone di correggere eis fat in els faiz.
770. si fan desconosser: cfr. 739.
775. sen: qui (e più oltre) vale «Verständiges» (S. W., VII, p. 558, 2, ove si cita questo passo).
779. cfr. v. 271.
784. om: sec. il MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 24, qui avremmo om in luogo di ome per attrazione (accordo con qui). Potrebbe però trattarsi anche dell’obliquo sing. analogico (segnalato dal CRESCINI, Manuale, p. 69).
786. son: ha il valore di un genitivo oggettivo: il consiglio che a lui è stato dato (cfr. MUSSAFIA, ibid., p. 22). Ritorna al v. 794.
791-92. Il DE LOLLIS annota: «Costr. Quar, ab qui non a [re] de que l’en deia penre ni gen ni be... E intendi coi vv. seguenti: che il più savio deve seguire come certo e buono il consiglio di colui che non ha alcun interesse personale nell’esito della faccenda. L’ab del v. 791 preluderebbe a una costruzione diversa da quella che si ha; e ab qui equivale a de qui, e sta ad esprimere in anticipazione il possessivo (son) che vien poi fuori al 794». Ma tale spiegazione è inammissibile, come ha notato il MUSSAFIA, ibid., p. 21 e seg. La frase l’en deia penre del v. 792 si riferisce alla medesima persona e cui si riferisce il que be li prenda del v. 789; ab qui si riferisce verisimilmente all’uomo privo di senso, e de que al consiglio che egli non segue: sicché letteralmente si dovrebbe tradurre: «poiché non ha né con che né da chi...». Il Mussafia avanza però anche l’ipotesi che con ab qui sia indicato il consigliere non ascoltato, e che si debba quindi tradurre «hat er doch weder Rathgeber noch Rath». Il CHAYTOR al solito segue il DE LOLLIS.
793-94. que·l: il DE LOLLIS ritiene che la cong. que riprenda il quar del v. 791: ma cfr. quanto osserva il MUSSAFIA, ibid. - son conseill: cfr. v. 786. Seguo anche in questi versi l’interpretazione del Mussafia.
808. er’ aconsseillatz: credo preferibile l’interpretazione del PALAZZI, giudicata migliore anche dallo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258. Il DE LOLLIS invece legge er, e pensa che si tratti di un esempio di futuro esatto, per cui rimanda al DIEZ, Gramm., p. 969, n. 2. Ma, come ha rilevato lo Schultz-Gora, il caso citato dal Diez (su cui cfr. anche TOBLER, Verm. Beiträge, Leipzig, 1886, I, p. 207 e segg.) è sostanzialmente diverso.
809-12. Ho seguito l’interpretazione del MUSSAFIA, ibid., p. 22 e seg. Il DE LOLLIS invece dichiara di accogliere l’interpretazione proposta dallo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 273, il quale vorrebbe tradurre: «deshalb schätze ich das Thun gering für das man Rat einholen muss, und mit Bezug auf welches man ihn nicht einzuholen braucht, dafür will ich...». Accedendo tale interpretazione il De Lollis naturalmente legge [s]oan in luogo di o an. Sulla questione cfr. anche SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258, ove lo studioso rimane fermo sulle sue precedenti posizioni, dissentendo dal Mussafia. Il CHAYTOR, naturalmente, segue il De Lollis.
813-14. Il DE LOLLIS trova in questi versi un anacoluto: ma cfr. le osservazioni dello SCHULTZ-GORA, ibid. Qui ha naturalmente il senso di si quis.
814-16. Si notino le divergenze nei tempi e nei modi dei verbi (faria ... tardava; fai ... volgues): cfr. DIEZ, Gramm., p. 1002.
817-18. abrivatz ... nonchalenz: per il DE LOLLIS sono soggetti, mentre cochanz e tardanz sarebbero predicati; ma, come ha mostrato il MUSSAFIA, ibid., p. 23, in realtà è tutto l’opposto. Per abrivatz = «frettoloso» cfr. L. R., II, p. 259 e seg.
822. per que·us gardatz: per que può essere congiunzione finale, o pronome relativo preceduto dalla preposiz. per (= per mezzo dei quali). In ogni caso, come osserva il DE LOLLIS, ci aspetteremmo il congiuntivo, e ci si può domandare se si abbia qui un’attrazione analogica del cong. della 1ª coniugaz. verso quello delle altre coniugazioni, oppure di un’improprietà nell’uso dei modi nelle preposizioni relative (cfr. E. LEVY, Der Troub. Bert. Zorzi, Halle, 1883, p. 85). Si potrebbe però anche considerare gardatz come un imperativo, intendendo per que nel senso di «cosicché», «quindi», «perciò» (L. R., IV, p. 512).
826. d’ome cove faza: in luogo di cove qu’om faza: si ha l’anticipazione del soggetto della dipendente qu’om faza nella reggente, per dargli particolare rilievo facendolo precedere da de con valore di «quanto a»: forma di attrazione per cui cfr. XII, v. 19 e segg. Per la omissione del que cfr. XV, v. 26.
828. qu’ adob la: adobar ha qui il senso di «riparare»; per qualche altro esempio dell’uso metaforico di tale verbo cfr. anche SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 273. Si noti la rima composta. Il PALAZZI leggeva qu’a dobla: la lezione adob la venne proposta dallo SCHULTZ-GORA, ibid., ed è stata poi adottata dal DE LOLLIS e dal CHAYTOR.
829. reven: per revenir nel senso di «riparare» cfr. XX, v. 38.
831. lo i: cfr. XVIII, v. 19.
845. li pren: cfr. I, v. 29.
848. s’en blasmon: per se blasmar nel senso di «lamentarsi», «lagnarsi» cfr. S. W., I, p. 148, 2.
854. qu’: non è pronome relativo, come pensa il DE LOLLIS, ma congiunzione: cfr. SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258.
855-56. per foll ... tener: cfr. XXIII, v. 13. Non è ben chiaro il legame tra questi versi e i seguenti (cfr. LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258).
860. menor: il PALAZZI propone di correggere menor in menre o menres: ma si tratta — come pensa il DE LOLLIS, e come ritiene anche lo SCHULTZ-GORA,rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258 (e precedentem. rec. allo studio del PALAZZI, p. 273) — di un caso obliquo (accusativo) dovuto ad un’attrazione: cfr. v. 89 e 457. Il MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 23 e seg., pensa invece che si tratti di un dativo, e dubita che qui vi sia un’attrazione.
863-64. l’una ... l’autra: esempio di uso dell’aggettivo pronominale femminile senza riferimento a un sostantivo, col valore di un neutro (cfr. A. TOBLER, Li dis dou vrai aniel, p. 21).- envillemenz: «avvilimento»; cfr. S. W., III, p. 102, che cita il passo.
866. pren: cfr. v. 845.
867-68. prepauzar de: per prepauzar, «risolversi», cfr. L. R., IV, p. 464; e cfr. la nota del DE LOLLIS. Per de ... a in luogo del semplice de cfr. DIEZ, Gramm., p. 935.
869. sobra: «in un momento di...»:cfr. S. W., VII, p. 697, 10.
870. quom ... n’an: cfr. III, v. 13.
876. l’en pren: cfr. v. 845.
878. del[s] fagz emprendre: accolgo la correzione proposta dal PALAZZI, che parve accettabile anche al DE LOLLIS, il quale osserva che di regola nel provenzale «quando la preposizione venga ad esser separata per mezzo di un membro qualunque della proposizione dall’infinito che essa regge, concresce coll’articolo appartenente al complemento oggetto dell’infinito stesso» (cfr. TOBLER, Li dis dou vrai aniel, p. 22).
880. d’el qu[e]: accolgo la scrittura d’el, adottata dal MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 21 e proposta precedentemente anche dal SUCHIER, rec. della memoria del PALAZZI, col. 318. Il DE LOLLIS legge del. Il LEVY, rec. del vol. del DE LOLLIS, p. 258 e S. W., II, p. 318, 10, propone di leggere egal del [fag] qu’empren: correzione acuta, che potrebbe anche essere accolta, ma non necessaria. Naturalmente d’el dipende da egal, aggettivo concordato con cor.
881. atresaig: «certamente»: cfr. L. R., VI, p. 4.
883. caitivier: cfr. XXV, v. 31.
884. qui·s feign: per se fenher = «preoccuparsi di...», cfr. L. R., III, p. 304; si potrebbe tradurre anche «occuparsi di...» (cfr. S. W., III, p. 440, 3). Cfr. anche XXIV, v. 26.
886. a randa: qui l’espressione non significa «completamente», secondo il significato dato dal L. R., V, p. 40 (per cui cfr. anche F. DIEZ, Et. Wört., p. 263 e A. STIMMING, Bertran de Born, Halle, 1879, gloss., p. 357) ma «allo stesso livello», «alla pari», come ben chiarisce il DE LOLLIS; cfr. S. W., VII, p. 29, 4.
887-88. Il petitz cors è naturalmente follia quando con esso si vogliono affrontare grandi imprese, e il granz cors è caitivaria quando chi ha un animo nobile si cura solo di azioni meschine. Per caitivaria (che il DE LOLLIS traduce «miserevolezza») cfr. LEVY, Petit dict. e il glossario del CHAYTOR; la voce manca nel L. R. e nel S. W.
890. qu’emprend’a menar: seguo la lezione adottata dallo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 273 e rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258, giudicata assai plausibile anche dal CHAYTOR. Il PALAZZI ha qu’empren, de amenar. Il DE LOLLIS legge qu’empren, de a menar, ammettendo una ripetizione della preposizione de in seguito all’inserzione della preposizione relativa qu’empren, e giudicando qui più proprio l’indicativo del congiuntivo (cfr. STIMMING, Bertran de Born, p. 232, nota ai v. 31 e 41 del n. 2). Il MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 26, richiamandosi al v. 894, propone di correggere de in be; questa soluzione, certo assai acuta, è respinta dallo Schultz-Gora.
891. s’en tenga per pagatz: per questa espressione cfr. V, v. 47 e la nota relativa; per il congiuntivo dopo tro que cfr. STIMMING, ibid., p. 232, nota al v. 41 del n. 2.
892. de: col valore di «quanto a» cfr. v. 220. - com que: seguo l’opinione dello SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258, che mi par preferibile, e ritengo che com que abbia valore concessivo. Lo Schultz-Gora appunto intende «er solle sich nicht mit der Zustimmung seiner Freunde, wie reichlich sie ihm auch zu teil werde, zufrieden geben, sondern nicht eher ruhen, als bis er mit sich selbst zufrieden sein könne». Il MUSSAFIA, ibid., pensa invece che com sia comparativo, e che que sia da collegare con tro: «bis er sowohl Selbstbefriedigung als Billigung von Seite Derer, die ihn lieben, erlangt». Secondo il Mussafia razonatz significa «vertheidigt, gebillig, gelobt».
896. com si vuella: come nota il DE LOLLIS, «dopo com è da sottintendere que, da cui idealmente il cong. dipende». Per il si pleonastico cfr. I, v. 24.
898. per dever: secondo il CRESCINI (gloss.) vale «a ragione», «come è giusto» (cfr. S. W., II, p. 194, 4); il DE LOLLIS traduce invece «per necessità».
906. ses tot revenir: revenir è infinito sostantivato. Il CRESCINI ( Manuale, gloss.) traduce «senza alcun riscatto»; il DE LOLLIS (cfr. n. a XX, 38) vorrebbe tradurre revenir con «riparare». Il S. W., VII, p. 314, 14 cita il passo e propone di intendere: «er richtet Leib und Seele, ohne dass sie je wieder gesunden könnten d. h. unrettbar, zu Grunde».
907. si·s fai bon: per faire bon cfr. S. W., III, p. 384, 2; e cfr., per questo uso di faire, V, v. 31 e la nota relativa. Per si cfr. anche S. W., VII, p. 643, 5. - estraire (da unirsi col s precedente: cfr. il glossario del CRESCINI): «sottrarsi» «ritrarsi». Cfr. la nota del DE LOLLIS (il quale ritiene che estraire sia qui usato intransitivamente).
909. si: per si col congiuntivo negli scongiuri e nelle invocazioni cfr. DIEZ, Gramm., p. 1024; S. W., VII, p. 643, 6.
912. sabez qual so?: come ha osservato il MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 28, qual so è una interrogativa indiretta, e qual è quindi regolarmente al caso retto. Il DE LOLLIS invece pensava, erroneamente, che qui il pronome dovesse regolarmente essere usato al caso obliquo, e spiegava qual o come caso retto usato in luogo dell’obliquo per attrazione, o come un caso obliquo privo di -s a causa del s- iniziale della parola seguente.
916. temon: così ha sicuramente il ms.
917-18. esgart: «preoccupazione»: cfr. S. W., III, p. 227, ove è citato il passo. Nel L. R., III, p. 427 si citano solo esempi in cui la voce è seguita dalla preposizione a.
920. los sap: cfr. XXVI, v. 20.
930. carrera: «via», metaforicamente (cfr. sentier al v. 940). Il LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258, propone, con qualche incertezza, di togliere i due punti dopo carrera e di porre una virgola dopo desastrucs e un’altra dopo desastre: e anche tale interpretazione sarebbe certo accettabile. Cfr. anche il S. W., II, p. 216, ove il Levy, citando il passo, si domanda se desastrucs non debba esser tradotto qui «unglückbringend» anziché «unglücklich».
934. cuiaran: il futuro sta ad indicare la probabilità, come nota il DE LOLLIS, il quale rimanda al DIEZ, Gramm., p. 969, e suggerisce di tradurre «perfin quand’essi potran credere di farvi piacere».
937. ben... fai: cfr. v. 907; - esquivar: essendo caso obliquo è regolarmente privo di -s (mentre il DE LOLLIS rimanda all’osservazione fatta a proposito del v. 8 del n. XXVII); - pacha: «Gesellschaft» ( S. W., VI, p. 3, 1, ove è citato il passo).
939. d’ome menzongier: l’espressione è anticipata per dare ad essa maggior rilievo: cfr. la nota del DE LOLLIS.
940. centier: cfr. v. 930.
942. si·l... et el: per l’et premesso al secondo membro della proposizione quando il primo ha valore condizionale il DE LOLLIS rimanda al DIEZ,Gramm., p. 1016. Cfr. anche S. W., II, p. 311, 1.
946. om: il DE LOLLIS ha oms (senza dare la s come aggiunta, fra parentesi quadra), e annota: «coll’s, qui e al v. 950, come vogliono le Leys, II, p. 164 [ed. GATIEN-ARNOULT, Toulouse, 1841-43] cant alcus adjectius am luy s’ajusta denan oz apres ses tot meia e ses vocal seguen» [cfr. ed. J. ANGLADE, Toulouse-Paris, 1919-20, III, p. 81]; ma il ms. ha qui chiaramente om, che mi sembra da mantenere, data l’oscillazione che si ha nelle forme di questo sostantivo (per cui cfr. anche CRESCINI, Manuale, p. 68). Però al v. 950 il ms. legge veramente oms.
948. qui: cfr. v. 631.
950. oms: cfr. v. 946.
956. tot be·s: accolgo l’interpretazione e la correzione proposte dal LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258, e S. W., II, p. 216, ove è citato il passo. Il DE LOLLIS e il CHAYTOR leggono de totz bes.
957-58. Per la costruzione cfr. v. 813-14. Anche qui il DE LOLLIS vorrebbe vedere un anacoluto; - desvia: desviar qui vale «non mantenere» (una promessa): cfr. S. W., II, p. 184, 2, ove si cita il passo.
962. prametens: accolgo l’emendamento proposto dal LEVY, ibid.: cfr. v. 979. Il ms. ha Prametres, conservato dal DE LOLLIS e dal CHAYTOR.
968-69. si met de l’atendre en re: per non se metre en ren de... = «non darsi la minima cura di...» cfr. S. W., V, p. 272, 32, ove si cita questo passo.
970. de dreg: «direttamente» (cfr. S. W., II, 297, 2; significato non registrato dal L. R.). -a diabol: non è raro in provenzale l’uso di diabol senza articolo, probabilmente per influsso di Dieus: cfr. DIEZ, Gramm., p. 779 e seg.
976. fai a: cfr. XVII, v. 20; - blasmar: sostituisco il punto e virgola posto qui dal DE LOLLIS con una virgola, accettando l’osservazione dello SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, 258.
977. quar: nel senso di «dass» (cfr. SCHULTZ-GORA, ibid.); diventa quindi superflua la nota del DE LOLLIS al poges del verso seguente.
982. a saubuda: «pubblicamente»: cfr. L. R., V, p. 122; STIMMING, Bertran de Born, p. 254, nota al v. 40 del n. 12; S. W., VII, p. 480, 2.
984. Ho creduto opportuno tradurre liberamente; letteralm. «l’uomo savio non si è meravigliato...» col perf. meravillet accordato con perdet.
985. [pretz]: l’aggiunta si trova già nell’ed. del PALAZZI, ed è stata accolta anche dal DE LOLLIS e dal CHAYTOR.
995. fai ... que pros: cfr. v. 203.
1004. segur: lo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 272 vorrebbe leggere segur[s]; ma qui segur è avverbio: cfr. XVIII, v. 49.
1010. s’en descorda: descordar qui vale «abweichen»: cfr. S. W., II, p. 131, 2, ove è citato questo passo.
1012. recrere: si ha qui, come osserva il DE LOLLIS, -ere da -eire per assorbimento dell’i;: cfr. fare invece di faire, mare invece di maire in documenti della regione orientale del territorio provenzale (cfr. C. CHABANEAU, in Revue des langues romanes, XXV, p. 197). Non è quindi indispensabile aggiungere l’-i- come fa il PALAZZI.
1013. peg: cfr. XXX, v. 13. Il SUCHIER, rec. della memoria del PALAZZI, col. 318, propone di correggere in piegz.
1016. d’aras: cfr. XXX, v. 1; - per un cen: cfr. XVI, v. 13 e la nota relativa.
1017. cil: accetto la correzione proposta dal LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258.
1018. que: l’uso di que è giustificato, come osserva il DE LOLLIS, dal valore comparativo implicito nell’espressione per un cen.
1020-21. cregut de...: «cresciuti in...», «progrediti in...»: cfr. L. R., II, p. 511.
1024. sol: cfr. v. 134.
1032-34. Letteralm. «mi meraviglio di una virtù... che nessuno... la possiede dal momento che...». Una delle consuete attrazioni, che ricorre anche altrove.
1037. mas ... res: «ma non ne è nulla», ossia «ma questo non avviene per nulla»: cfr. S. W., III, p. 214, 16.
1039. al mais: credo che si possa mantenere la lezione del ms., considerando l’espressione come un’espressione avverbiale equivalente a «meistens»: cfr. LEVY, ibid. e S. W., V, p. 33, 18 e p. 34, 20. Si potrebbe però anche, seguendo il DE LOLLIS (il quale legge al[s] mais) considerare mais come un aggettivo e tradurre «ai più». La lezione del De Lollis è accolta anche dal CHAYTOR.
1043. provat: «convinto»; per questo significato, che manca nel L. R., IV, p. 650, cfr. STIMMING, Bertran de Born, gloss. e S. W., VI, p. 569, 5 (ove è citato questo passo).
1048. nulz: qui «alcuno», «qualche»; cfr. DIEZ, Gramm., p. 1073; S. W., V, p. 437, 1; SCHULTZ-GORA, Altprov. Elementarbuch, § 182.
1049-52. Esempio di mot tornat: cfr. II, v. 13-15 e l’ Introduzione, p. CLXXV. - malvaz: mantengo col DE LOLLIS questa forma ( = malvais, indecl.), non ritenendo necessaria la correz. malvat proposta dallo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 273. Per la doppia forma malvais e malvat cfr. L. R., IV, p. 129 e V, p. 473 e S. W., V, p. 73 e seg.
1056. o: come osserva il DE LOLLIS, è avverbio di luogo con valore di pronome relativo: cfr. DIEZ, Gramm., p. 1035.
1061. e si: col senso di «e tuttavia»: cfr. L. R., V, p. 224 (e cfr. per il franc., come nota il DE LOLLIS, DIEZ, Gramm., p. 1060, n. 1). Però, come osserva giustamente lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258, il senso non è nell’insieme molto soddisfacente. - [es]: accolgo la proposta del SUCHIER, rec. della memoria del PALAZZI, col. 318, poiché, come osserva il MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 28, questa è l’unica lezione possibile se si vuole mantenere il dregz del ms. Il DE LOLLIS in luogo di es pone de, mantenendo dregz: ma, come nota il Mussafia, accettando de occorre leggere dreg. Preferisco la prima soluzione perché mi sembra la più semplice dal punto di vista paleografico, in quanto implica la semplice ammissione della caduta dell’es.
1063. desmesura: desmesurar transitivo, nel senso di «ungebührlich behandeln» (S. W., II, p. 151, 1).
1067-68. Ossia, se in certo senso è scusato chi risponde a un’offesa che per orgoglio gli venga fatta, commette colpa mortale colui che offende per primo un altro per orgoglio, provocando la reazione altrui.
1077. consen: credo, col MUSSAFIA, ibid. (il quale traduce «wenn eine Frau einen Liebhaber genehmigt, der nur ein halber [Ritter] ist»), che consentir sia qui usato con l’accusativo, nel senso di «dulden», «zulassen», «genehmigen»; aman va inteso come participio presente. Così intende il passo anche lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258; né in fondo, a quanto sembra, intendeva diversamente il PALAZZI, che non ha la virgola dopo consen. Il DE LOLLIS invece pone una virgola dopo consen, che traduce «acconsente», intendendo aman come gerundio.
1078. demieg: cfr. v. 732. - d’aquel semblan: genitivo qualitativo dipendente immediatamente da tornar, come nota il DE LOLLIS: cfr. III, v. 6.
1080-82. L’onore e il pregio di una donna sono quindi, per così dire, in diretto rapporto coll’onore del cavaliere che l’ama. Per la costruzione cfr. XXII, v. 15-16.
1084. s’il: il PALAZZO ha sil (= se lo); ma cfr. SCHULTZ-GORA, ibid., p. 273, la cui interpretazione è accolta anche dal DE LOLLIS.
1086. e son cors deschaira: descazer è qui usato transitivamente, e cors vale «corpo», «persona», come mostra il confronto con i v. 901-02. Cfr. la nota del MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 29, la cui opinione è accolta anche dallo SCHULTZ-GORA, ibid., p. 258. Il DE LOLLIS è incerto tra il significato transitivo e il significato intransitivo. Un esempio del verbo in senso transitivo si ha al v. 38 del n. XXV.
1088. no·l: il ms. ha chiaramente Nol, non Nos.
1090. de taill: «passend», «angemessen», «geziemend» secondo il S. W., VIII, p. 27, 14, ove è citato questo passo, accanto all’altro (v. 1187) in cui ricorre questa espressione. Cfr. L. R., III, p. 2 e la nota del DE LOLLIS.
1095-96. adreig: avverbio, in corrispondenza con adreicha, come pensa il DE LOLLIS. Il PALAZZI, pur ritenendo possibile anche adreig, stampa però a dreig, lezione che mi sembra meno probabile. Lo SCHULTZ-GORA, ibid., vorrebbe porre una virgola dopo adreig e dopo pert, e togliere la virgola dopo menz, intendendo il cor del v. seg. nel senso di «Hertz».
1098. cor: accolgo l’interpretazione del DE LOLLIS e dell’APPEL, che intendono cor nel senso di «currit». Il De Lollis traduce «corre», «è in uso», rimandando al v. 9 del n. XXXI; l’Appel (rec. al vol. del DE LOLLIS, col. 231) intende «wenn Untreue davon ausgeht, daher entspringt...». L’Appel però propone anche di leggere ni ‘ncor deslialeza, «oder Sie (die Liebe) in Untreue verfällt». Lo SCHULTZ-GORA invece, come si è visto, intende cor nel senso di «Hertz», cosicché si dovrebbe tradurre «Mezura verliert ihr Recht, wenn Reinheit daran (an der Liebe) fehlt oder im Herzen Untreue ist». - deslialeza: cfr. L. R., IV, p. 38 e S. W., II, p. 145.
1103. Il DE LOLLIS pensa che qui si abbia un altro esempio dell’infinito preceduto da de a (cfr. nota al v. 867); ma il MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 29, ha messo in luce che tale costruzione è errata, e che si tratta invece di un’anticipazione dell’oggetto dell’infinito, collocato prima come oggetto del verbo reggente, sì che l’infinito risulta retto solo dalla prepos. a: ama lo pretz de sa dompna a prendre. L’interpretazione del Mussafia è accolta anche dallo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258.
1108. com?: pongo qui il punto interrogativo, seguendo lo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 273, e il DE LOLLIS. Il PALAZZI e il CRESCOMO (Manuale, p. 301) preferiscono porre il punto interrogativo alla fine del v. 1109: e anche tale interpretazione è sostenibile.
1114. agenza: inclinerei a considerare qui agensar come intransitivo (letteralm. «e a lui piace»): cfr. L. R., III, p. 463. Lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 259, tenendo presente il desagenza che precede (v. 1111), vorrebbe intenderlo transitivamente, nel senso di «schmücken». Un es. di agensar transitivo è nel S. W., I, p. 33.
1117-18. Come osserva il DE LOLLIS, occorre costruire: Dompna si deu car tener per so qu’il... La proposizione indicante il motivo precede, come è d’uso, la principale, come accade con le proposiz. introdotte da car (cfr. XV, v. 61 e la nota). – so·s deu ... car tener: il De Lollis traduce se car tener con «tenersi alto»; il S. W., VIII, p. 158, 34, citando il passo, propone di tradurre «sich zurückhalten», «Zurückhaltung üben». Per car tener cfr. S. W., VIII, p. 152, 19.
1120. careza: tradurrei con lo SCHULTZ-GORA, ibid., «Zurückhaltung» (e cfr. S. W., VIII, p. 159, 34). Il DE LOLLIS (cfr. il glossario) traduce, forse meno opportunamente, «pregevolezza». La parola è evidentemente in rapporto col se car tener del v. 1117.
1126. com: come osserva lo SCHULTZ-GORA, ibid., non è affatto necessario sottintendere, come fa il DE LOLLIS, si dopo com; qui com ha senso comparativo, come spesso accade dopo tan e aitan.
1127. ab: la seconda lettera si legge poco chiaramente, e sembra che sia piuttosto una d che una b; ma è necessario, se non m’inganno, porre qui ab, poiché qui abbiamo il costrutto, assai comune, se tener ab, per cui cfr. S. W., VIII, p. 159, 37 (ove si cita il passo). Se tener ad invece non mi risulta documentato.
1132. establit: ha valore di neutro.
1133. parentes: sulla voce cfr. S. W., VI, p. 73, e LEVY, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258. Il L. R., IV, p. 397 registra solo parentesc.
1136. non: la parola è di lettura incerta nel ms. (cfr. l’ apparato critico). Seguo lo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 274, e il DE LOLLIS; ses non ha qui il valore del semplice ses (cfr. S. W., VII, p. 593, 5).
1139. las autras: si noti l’attrazione, già rilevata dal DE LOLLIS: autras, soggetto di fan, è stato attratto dal verbo della proposiz. reggente esgardar.
1144. desazaut: «Missfallen» (cfr. S. W., II, p. 219, 2, ove è citato il passo).
1145 e segg. Altro es. di mot tornat: cfr. v. 1049 e segg.
1146-50. Per desazautar cfr. il S. W., II, p. 219.
1151. azautamen: accolgo l’emendamento proposto dal LEVY, ibid. Il DE LOLLIS e il CHAYTOR mantengono azaudamen.
1159. azautar s’en deia: per s’azautar nel senso di «compiacersi» di qualcosa o di qualcuno cfr. L. R., V, p. 161.
1168. avinenteza: cfr. S. W., I, p. 115.
1175. a sazo: cfr. v. 12.
1178. laig per remirar: cfr. X, v. 11.
1179. esgardar ... esgarda: per l’oggetto avente lo stesso radicale del verbo reggente il DE LOLLIS rimanda al DIEZ, Gramm., p. 848.
1181. per son grat: «di sua volontà»: cfr. S. W., IV, p. 172, 11 (ove è citato questo passo), e L. R., III, p. 502.
1183. no·s pot escondre: s’escondre vale qui «sottrarsi»; S. W., III, p. 187, 2 (ove si cita il passo).
1184. no i: contano qui per due sillabe.
1185. a parlar s’affraign: se afranher (a) significa qui «hinwenden», «zuwenden», «zuneigen» (S. W., I, p. 30, 6).
1186. m[as]: nel ms. solo M; l’integrazione è già nell’ed. PALAZZI.
1187. de taill: apposizione di calars; per l’espressione cfr. v. 1090.
1188. trassaill: il verbo qui vale «überschreiten, nicht innehalten» (S. W., VIII, p. 380, 8).
1190. suffrenza: «Enthaltung, Fernhaltung» (S. W., VII, p. 746, 4, ove si cita questo passo).
1192. adus: non è, come parve al DE LOLLIS, una forma italianizzante: lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 259, fa notare che si trova anche in Flamenca, v. 2630.
1203. masnada: qui «Gesellschaft» (S. W., V, p. 18, 4, ove si cita il passo).
1206. Non ho tradotto letteralm. per evitare il mutamento del soggetto. Per an bel semblan cfr. VIII, v. 38-39.
1213. que: con valore finale: cfr. S. W., VI, p. 609, 2; e APPEL, Prov. Chrest., glossario.
1217. el mieg: cioè tra lei e la persona o la cosa a cui rivolge lo sguardo o l’animo.
1218. tota via: osserva il DE LOLLIS che non a caso l’espressione è stata posta tra miraill e la proposizione relativa en que·s mir, in quanto si riferisce ad ambedue.
1221. razonamenz: il DE LOLLIS, rimandando ai v. 165 e 167, pensa che qui la parola sia usata nel suo senso proprio di «discorso», «discussione», e intende: «di cui non si possa ragionare tra i suoi conoscenti senza che gliene venga danno». Ma il MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation rom. Texte, p. 27, ritiene preferibile intendere razonamenz nel senso di «Verteidigung», e propone di tradurre: «so bald sie eines solchen Vergehens sich schuldig machen wird, dass keine (eigene oder fremde) Verteidigung ihr bei den Verständigen irgendwie nützen könne»; e tale interpretazione è certo preferibile, ed è stata accolta anche dallo SCHULTZ-GORA, ibid. e dal S. W., VII, p. 66.
1230. voluntatz volvenz: allitterazione (replicacio) certamente voluta.
1233 e segg. Nel ms. si leggono prima i v. 1235-36 e poi i v. 1233-34, ma a margine si notano due segni che indicano chiaramente che le due coppie di versi vanno invertite: cosa già notata dal BERTONI, I trov. d’It., p. 300. Il PALAZZI e il DE LOLLIS, non avendo fatto attenzione ai segni marginali, hanno prima i v. 1235-36; e così il CHAYTOR, che segue, come al solito, il De Lollis. - az un lanz: «d’un tratto»; cfr. XI, v. 42. - e: il ms. ha chiaramente E e non Car come afferma il De Lollis, e come aveva affermato prima di lui lo SCHULTZ-GORA, rec. allo studio del PALAZZI, p. 274. Il Palazzi qui aveva dato la lezione esatta.
1237-38. dopna ... taign qu’esgar: si ha la solita anticipazione di una parola della proposizione dipendente nella principale o reggente per metterla in maggiore evidenza (cfr. DIEZ, Gramm., p. 1113).
1241. lonc briu: cfr. S. W., I, p. 166; e cfr. v. 204.
1249. a deliure: qui vale «ohne Einschränkung, durchaus, ganz und gar» (S. W., II, p. 70, 2, ove è citato questo passo).
1253. letteralm.: «che se uno del tutto muore e se ne va».
1254. si fai: se far ha qui il senso di «avvertire»: cfr. S. W., III, p. 386, 24, ove si cita il passo.
1260. Sordello vuol dire che vive più tristemente, quando è senza onore, colui che più ne ha avuto precedentemente (cfr. SCHULTZ-GORA, ibid., e SUCHIER, rec. alla memoria del PALAZZI, col. 318). È inutile quindi la correzione di plus in menz introdotta dal PALAZZI. Il DE LOLLIS mantiene giustamente la lezione del ms., seguito, al solito, dal CHAYTOR.
1264-65. non a sabor a...: aver sabor a vale «piacere a»: cfr. S. W., VII, p. 407, 2; cfr. anche la nota del DE LOLLIS.
1266-67. pren sabor: prendre sabor = «prender gusto»: cfr. S. W., VII, p. 408, 5, ove è citato questo passo. - es desasaboratz de totz bes: cfr. il S. W., II, p. 216, che si domanda se si debba intendere «der hat den Geschmack an allem Guten verloren» oppure «der ist der Würze des Guten beraubt, der ist aller guten Eigenschaften entkleidet».
1277. de pla: ho seguito l’interpretazione del S. W., VI, p. 352, 18 (che traduce, citando il passo, «gerade»), a cui è sostanzialmente vicino anche il CRESCINI, Manuale, gloss. (il quale traduce «senza contrasto», «senza dubbio»). Il DE LOLLIS propone di tradurre «semplicemente», rimandando al L. R., IV, p. 551; ma mi sembra che tale interpretazione sia meno soddisfacente.
1278. al joc rema: ho accolto la traduzione proposta dal DE LOLLIS. Lo SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 258, ha però qualche dubbio in proposito, pur non suggerendone altra. Cfr. S. W., VII, p. 210, 12, ove è citato il passo.
1293. soutas: qui solver vale «erklären» (S. W., VII, p. 796, 16, ove si cita il passo). - assolvemenz: «esplicazione», «dichiarazione», secondo il glossario del DE LOLLIS (significato che non è dato né dal L. R., né dal S. W.); il glossario del CRESCINI (Manuale), invece traduce «scioglimento», «soluzione».
1294. que: ho tradotto «in modo che» per chiarezza; ma propriamente, come nota il DE LOLLIS, si tratta di una congiunzione con valore di relativo (DIEZ, Gramm., p. 1040 e segg.), equivalente a de que o de las quals.
1295. moguisson: come osserva il DE LOLLIS, l’-i- si spiega per l’influsso di forme del perfetto (mogui, moguist e sim.).
1303-04. ni·m traria a vida: cfr. XII, v. 39.
1305. lie: su questa forma cfr. CRESCINI, Manuale, p. 79. Il Crescini si domanda però se non sia un errore per liei.
1307 e segg. Per questa lunga enumerazione dei pregi della donna, che il poeta fa perché gli altri comprendano di chi si tratta, il DE LOLLIS ricorda i versi 12-22 della canz. sirv. Rassa, tan creis di Bertran de Born: Rassa, domn’ai qu’es frescha e fina, / coinda e gaia e mesquina, / pel saur ab color de robina, / blancha pe·l cors com flors d’espina, / coude mol ab dura tetina, / e sembla conil de l’esquina; / a la fina frescha color, / a·l bo pretz et a la lauzor / leu podon triar la melhor / cilh que si fan conoissedor / de me ves qual part ieu azor (ed. STIMMING, 1892, p. 112; cfr. STIMMING, 1913, p. 203).
1313. comda: così ha chiaramente il ms. La forma è stata mantenuta anche dal DE LOLLIS e dal CRESCINI. Il NAETEBUS, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 207, propone di leggere coinda.
1323. no·m: il PALAZZI risolve il trattino posto sull’o in n e legge non; ma è evidente che occorre leggere nom (no·m), come mostrarono lo SCHULTZ-GORA, Zu den Lebensverhältnissen einiger Trobadors, in Zeitschr. f. rom. Phil., IX, 1885, p. 274 e il SUCHIER, rec. alla memoria del PALAZZI, col. 318. Tale lezione è stata accolta anche dal DE LOLLIS, dal CHAYTOR e dal CRESCINI.
1327. Per questa chiusa mediante un verso non rimato comune in componimenti non lirici di una certa ampiezza il DE LOLLIS rimanda al BARTSCH, Archiv. f. das St. d. n. Spr. u. Lit., XVI, p. 138 e Prov. Lesebuch, Elberfeld, 1855, p. 13.
|